Omicidio Cinzia Pinna, il padre di Ragnedda: “Come se fosse morta mia figlia ma devo parlare con lui”

"Per me è come se fosse morta mia figlia ma io devo parlare con lui e capire", non riesce a darsi pace il padre di Emanuele Ragnedda, 41enne reo confesso dell’omicidio di Cinzia Pinna uccisa il 12 settembre nella tenuta della famiglia dell'omicida di Conca Entosa a Palai, in provincia di Sassari. È una coppia distrutta dal dolore quella dei genitori dell'imprenditore sassarese che in un attimo sono stati catapultati in una tragedia più grande di loro ad opera del figlio. Se ieri la madre di Ragnedda aveva affermato di non voler più vedere il figlio, il padre invece è andato a trovarlo in carcere per cercare di avere qualche risposta ai tanti interrogativi che attanagliano la famiglia.
I contorni dell'omicidio infatti restano ancora da accertare visto che la dinamica dei fatti potrebbe aggravare o alleggerire la posizione del reo confesso. L'imprenditore, dal carcere sassarese di Bancali, avrebbe ribadito la sua versione dei fatti e cioè di aver fato tutto da solo e di essersi difeso dopo una serata a base di alcol e droghe dopo aver dato un passaggio alla vittima conosciuta in un locale della zona. "Io lo condanno, ma lui dice di essere un sopravvissuto e io devo ascoltarlo. Però, voglio sapere se sta dicendo la verità" ha dichiarato il padre a La Nuova Sardegna, aggiungendo: "È un dolore grande. Il più grande. Noi siamo una famiglia perbene"
L'autopsia: Cinzia Pinna uccisa con due colpi di pistola al volto
Una versione quella di Emanuele Ragnedda a cui gli inquirenti però non credono a cominciare dalla dinamica del delitto passando per la possibile presenza di almeno due persone, un uomo e una donna, nel luogo in cui si è consumato l'omicidio di Cinzia Pinna. Maggiori dettagli sul primo punto potrebbero arrivare dall'autopsia condotta all'istituto di medicina di Sassari. Le prime indiscrezioni indicano che Cinzia Pinna sarebbe stata uccisa con due colpi di pistola al volto mentre un terzo proiettile l'avrebbe sfiorata di striscio.
Cinzia Pinna rifiutò l’ambulanza e Ragneda ne avrebbe approfittato
Le indagini sul delitto intanto vanno avanti senza sosta per accertare come vittima e omicida siano venuti in contatto e la possibile presenza di complici. Sul primo punto la vaglio degli investigatori una prima chiamata di emergenza al 118 la notte del delitto per una donna in difficoltà. Secondo quanto emerso finora, era Cinzia Pina che però si sarebbe rifiutata di salire sul mezzo di soccorso giunto sul posto. A questo punto però Emanuele Ragnedda avrebbe approfittato della situazione offrendosi di portala a casa sua dove però le avrebbe offerto alcol e droga prima del tragico epilogo.
Prove su due complici di Ragnedda
Sulla presenza di altre persone nella tenuta Conca Entosa, nonostante le affermazioni di Ragnedda, gli inquirenti sono sempre più convinti che vi fossero anche un altro uomo e un'altra donna, amici del 41enne. I due attualmente indagati per favoreggiamento, si dichiarano estranei ai fatti ma per l'accusa avrebbero aiutato l'omicida ripulire l'abitazione dalle ingenti tracce di sangue e fatto sparire gli indumenti e gli effetti personali della vittima. A questo proposito Domani gli specialisti del Ris di Cagliari svolgeranno accertamenti scientifici sulle auto in uso a Ragnedda e all'amico, ora sotto sequestro.