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Omicidio Giulia Cecchettin

Omicidio Cecchettin, c’è la data del processo d’appello per Filippo Turetta: si parte il 14 novembre

Si terrà il 14 novembre 2025 la prima udienza del processo d’appello per Filippo Turetta, già condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin: le richieste della difesa e della Procura di Venezia.
A cura di Ida Artiaco
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Turetta a processo
Turetta a processo
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È stato fissato al 14 novembre 2025 l'inizio del processo d'appello a carico di Filippo Turetta, il giovane condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Come riporta Il Gazzettino, la data della prima udienza è stata notificata ieri, martedì 22 luglio, alla Procura generale, all'avvocato Giovanni Caruso, difensore dell'imputato, e ai legali dei familiari della vittima, costituiti parte civile, che in primo grado avevano ottenuto il risarcimento dei danni.

L'appuntamento, dunque, è tra qualche mese nell'aula bunker di Mestre, davanti alla Corte d'assise d'appello presieduta dal giudice Michele Medici. "Non esiste sentenza giusta se i fatti che la sorreggono non sono stati prima ricostruiti, accertati, qualificati con esattezza, con rigore, con rispetto del metodo.  Se manca la verità dei fatti, manca tutto", ha commentato l’avvocato Stefano Tigani, che rappresenta il Gino Cecchettin, papà di Giulia, affiancato dai colleghi Nicodemo Gentile e Piero Coluccio, i quali assistono rispettivamente la sorella e lo zio della vittima.

Lo scorso 22 maggio i legali del giovane avevano presentato istanza di appello contro la sentenza di condanna di primo grado chiedendo per lui sia la concessione delle attenuanti generiche per la collaborazione prestata agli inquirenti e per il comportamento avuto durante il processo sia l’esclusione dell’aggravante della premeditazione. Secondo la difesa, infatti, Turetta non aveva ancora deciso di uccidere Giulia il giorno del delitto, nel novembre del 2023, e per questo non si può parlare di delitto premeditato, a differenza di quanto hanno considerato i giudici. Turetta – si legge nelle motivazioni della sentenza – ha mantenuto "lucidità e razionalità" dopo aver ucciso la ragazza, con la "chiara e innegabile volontà di nascondere il corpo in modo quantomeno da ritardarne il ritrovamento. Di lei non accettava l'autonomia delle anche più banali scelte di vita".

Dal canto loro, i pm della Procura di Venezia al contrario chiedono di aggravare ulteriormente la pena per l'omicida, chiedendo per l'imputato non solo la premeditazione ma anche le ulteriori aggravanti di crudeltà e stalking, che non erano state concesse dai giudici della Corte d’Assise di Venezia alla fine del processo di primo grado.

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