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News sull'omicidio di Alice Scagni a Genova

Omicidio Alice Scagni, il fratello Alberto picchiato in carcere dal compagno di cella

Alberto Scagni, in carcere a Marassi per aver ucciso la sorella Alice, è stato aggredito dal compagno di cella che l’ha preso a pugni. Ha avuto una prognosi di una settimana ed è stato spostato in una stanza singola. Uil Pa: “Tutto ciò acclara la perdurante emergenza penitenziaria”.
A cura di Ida Artiaco
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Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni).
Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni).
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È stato picchiato dal compagno di cella nel carcere di Marassi, dove si trova da circa un anno e mezzo e dove sconta ora la condanna a 24 anni e 6 mesi per aver ucciso la sorella. Protagonista della vicenda è Alberto Scagni, che nel maggio del 2022 colpì con una serie di coltellate la sorella Alice Scagni.

A picchiarlo sabato scorso, come hanno raccontato i sindacati della penitenziaria, sarebbe stato il compagno di cella, un detenuto proveniente dal carcere di Aosta e già detenuto a Sanremo, Biella, Alessandria e Torino per scontare condanne per furto, rapina, porto d’armi e lesioni, il quale, poco prima dell'aggressione avrebbe letto un articolo su di lui e sulla vicenda processuale per il delitto della sorella.

L'uomo avrebbe preso a pugni Scagni e lo avrebbe messo a terra continuando a colpirlo fino a quando non è intervenuto un agente della penitenziaria a separare i due. Alberto ha ricevuto una prognosi di una settimana ed è stato poi spostato in una stanza singola.

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"La situazione si è risolta solo grazie al coraggio e alla preparazione del poliziotto penitenziario in servizio – ha spiegato Fabio Pagani, segretario regionale Uil Pa -, che è riuscito a tirare fuori il detenuto dalla cella per tempo. Ancora un volta la sesta sezione, questa volta al quarto piano (detenuti protetti), ancora una volta abbinamenti pericolosi di detenuti".

Pagani ha continuato affermando che "tutto ciò acclara la perdurante emergenza penitenziaria, sotto gli occhi di tutti tranne che del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Governo Meloni, fatta di sovraffollamento detentivo (Marassi conta 700 detenuti), insufficienza degli organici del personale, inadeguatezza di tecnologie ed equipaggiamenti e disorganizzazione imperante. Tutti elementi, questi, particolarmente evidenti a Marassi".

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