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Neonati sepolti in giardino a Parma

Neonati sepolti a Parma, gli psichiatri della difesa: “Ha agito perché dissociata, contesto familiare carente”

Secondo i consulenti della difesa della 22enne che uccise e nascose in giardino i cadaveri dei due figlioletti neonati, la giovane sarebbe stata “incapace di intendere e di volere” perché “dissociata”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Immagine di repertorio
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Fragile, immatura e per questo "incapace di intendere e di volere". Sarebbe questa la situazione della 22enne di Traversetolo (Parma) che nascose in giardino i corpicini senza vita dei due figli appena partoriti morti a maggio 2023 e agosto 2022. Secondo i consulenti psichiatrici nominati dalla difesa della 22enne, la ragazza si trovava "in uno stato di dissociazione che ha caratterizzato le due gravidanze" e che è divenuto "drammatico" al momento dei parti.

I consulenti sono arrivati a una conclusione opposta sulla capacità della 22enne accusata di aver ucciso due neonati nascondendo a tutti le due gravidanze in maniera premeditata. I consulenti della difesa della studentessa, invece, hanno steso la loro relazione dopo gli incontri avvenuti nei primi mesi del 2025 con la ragazza. La giovane è stata rinviata a giudizio per il duplice omicidio premeditato e soppressione dei cadaveri dei due figli neonati.

I periti della Procura sono invece stati sentiti nella scorsa udienza legata al caso. Secondo la difesa, invece, la 22enne avrebbe agito sulla base di un "contesto familiare e relazionale carente" nel quale l'esperienza della gravidanza sarebbe stata di fatto allontanata dalla coscienza della giovane.

Per i consulenti, la giovane non avrebbe mai preso in considerazione l'interruzione di gravidanza, pur mostrando poi un'incongruenza tra i suoi pensieri e l'azione compiuta per ben due volte. A premere sul suo comportamento, sempre stando a quanto riportato nella relazione dei periti della difesa, un'immaturità di fondo che ha provocato uno stato di dissociazione.

La giovane avrebbe infatti detto anche nella fase degli interrogatori prima del processo di avere intenzione e di lavorare con i bambini e di studiare come maestra alla facoltà di Scienze dell'Educazione. Per i periti, farebbe tutto parte della cosiddetta "ambivalenza dissociativa" della quale la ragazza soffrirebbe.

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