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Neonati sepolti in giardino a Parma

Neonati sepolti a Parma, Chiara sarà processata per infanticidio e occultamento di cadaveri

La ragazza accusata del duplice infanticidio e dell’occultamento dei corpi dei figli appena nati, partoriti in segreto a Traversetolo, in provincia di Parma, sarà giudicata dalla Corte d’Assise di Parma. Il processo avrà inizio tra poco più di un mese.
A cura di Davide Falcioni
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Chiara P., la ragazza accusata del duplice infanticidio e dell’occultamento dei corpi dei neonati partoriti in segreto a Traversetolo, in provincia di Parma, sarà giudicata dalla Corte d’Assise di Parma per tutti i reati contestati. La decisione è stata presa dalla giudice per l’udienza preliminare, Gabriella Orsi, che ha fissato la prima udienza del processo al 30 giugno, alle ore 9.30.

Il processo tra poco più di un mese

Secondo l’accusa, la giovane avrebbe ucciso i neonati immediatamente dopo il parto, mantenendo segrete le due gravidanze. Il primo parto risale al 12 maggio 2023, il secondo al 7 agosto 2024. Entrambi i bambini sarebbero stati poi sepolti nel giardino di casa. Il processo si aprirà dunque tra poco più di un mese, mentre restano ancora molti interrogativi sulle circostanze che hanno portato a questo tragico epilogo.

Chiara P. resta agli arresti domiciliari

Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione aveva confermato nei confronti della ragazza gli arresti domiciliari rispetto alla detenzione in carcere, ritenendo ormai "non più presenti né ripetibili" le condizioni che avevano reso possibile la consumazione dei reati contestati.

La suprema corte aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del riesame di Parma, che aveva accolto l'appello della Procura disponendo la custodia cautelare in carcere per la giovane. Pur riconoscendo nella giovane donna una "elevatissima capacità mistificatoria" e una "non comune determinazione criminale", i giudici hanno ritenuto che le particolari condizioni che le avevano consentito di agire non siano riproducibili in regime di arresti domiciliari. Nella motivazione, contenuta in 14 pagine, si sottolinea come Chiara P. abbia potuto compiere i gravissimi reati proprio grazie alla fitta rete relazionale e affettiva che era riuscita a costruire. Rete che, secondo la Corte, le sarebbe invece preclusa nella condizione attuale di isolamento domestico.

"In altre parole – scrivono i giudici – la possibilità concreta che l'imputata entri in contatto con qualcuno, come accaduto con Samuel Granelli, padre dei due bambini deceduti, e dia nuovamente vita a relazioni sentimentali che possano sfociare in ulteriori episodi delittuosi, deve essere valutata in rapporto alle restrizioni imposte dagli arresti domiciliari, che nella fattispecie non consentono alcun allontanamento dall’abitazione".

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