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Morte Pantani: Renato Vallanzasca interrogato in carcere dai carabinieri

Il pluriergastolano Renato Vallanzasca è stato interrogato come testimone. L’uomo aveva rivelato un presunto giro di scommesse clandestine intorno alla sconfitta di Marco Pantani al Giro d’Italia 1999.
A cura di Davide Falcioni
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Renato Vallanzasca, ex boss della malavita milanese, è stato sentito come testimone dai carabinieri nell'ambito della nuova inchiesta sulla morte di Marco Pantani. Il pluriergastolano, capo della banda della Comasina, ha risposto a tutte le domande poste dai militari, che lo hanno interrogato su delega del pm Sergio Sottani, che ha riaperto il caso sul presunto complotto per far perdere il Giro d'Italia del 1999 al Pirata, alterandone le analisi del sangue nel controllo effettuato la mattina del 5 giugno a Madonna di Campiglio. Quel che trapela dal fitto riserbo che circonda l'indagine è che gli inquirenti stanno cercando conferme alle dichiarazioni rilasciate anni fa da Vallanzasca. Il criminale raccontò di essere stato avvicinato da un altro detenuto all'interno del carcere di Opera, a Milano: l'uomo, presunto membro di un clan camorristico, gli avrebbe suggerito di scommettere sulla sconfitta di Pantani al Giro d'Italia 1999: sconfitta improbabile perché alla penultima tappa il Pirata indossava la maglia rosa con un margine rassicurante su tutti i rivali: "‘Non mi permetterei mai di darti una storta. Non so come, ma il pelatino non finisce la gara" disse il presunto camorrista. In effetti Pantani venne sospeso la mattina del 5 giugno 1999: un controllo di routine rivelò che il suo sangue era troppo denso e l'ematocrito raggiungeva il 51,9%. Solo la sera prima il pirata aveva riscontrato un valore del 48%. Lo stesso valore sarebbe stato registrato il pomeriggio del 5 giugno a Imola, quando ormai il Pirata era di ritorno nella sua Cesenatico.

Ma cosa c'entra il "bel René", come era soprannominato Vallanzasca, con il campione Marco Pantani? Vallanzasca lo racconterà in una lettera inviata nel 2008 a Tonina Pantani, madre di Marco:

Non sapevo e neppure ora so cosa sia successo di preciso: quel che è certo è che quattro o cinque giorni prima che fermassero Marco a Madonna di Campiglio, mi avvicinò un amico, anche se forse lo dovrei definire solo un conoscente, che mi disse: “Renato, so che sei un bravo ragazzo e che sei in galera da un sacco di tempo… per questo mi sento di farti un favore”. Ero in vero un po’ sconcertato ma lo lasciai parlare… “Hai qualche milione da buttare?… Se si, puntalo sul vincitore del Giro!… Non so chi vincerà… ma sicuramente non sarà Pantani!…”… Da un lato ero certo che nessuno avrebbe mai pensato di potermi fare uno spiacevole scherzo… ma dall’altro vedevo Marco che viaggiava troppo forte!
Glielo feci presente dicendogli testualmente “Per non farlo arrivare a Milano in Rosa, gli possono solo sparare…” e Lui continuò dicendo: “Senti Renato, non so come, ma il giro Non lo Vincerà Sicuramente Lui!”. Sapevo chi era e quali erano le sue frequentazioni a livello di scommesse clandestine e così la presi per buona, anche se non avrei comunque scommesso perché non sono uno scommettitore… ma anche volendo, non avevo disponibile una cifra così consistente da cambiarmi la vita…”.

L'ipotesi su cui indaga la Procura di Forlì è che dietro la sospensione del Pirata possa esserci un giro di scommesse clandestine. I reato ipotizzato è quello di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva e il timore è che a muovere i fili sia stato un clan camorristico.

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