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Mancia obbligatoria, la proposta del ristoratore arriva anche in Consiglio comunale: “Perché siamo contrari”

Il consigliere comunale di Coalizione Civica, Detjon Begaj, ha risposto alla proposta del restaurant manager bolognese Piero Pompili di imporre una mancia ai clienti per aumentare gli stipendi dei lavoratori della ristorazione. “Causerebbe incredibili disparità ed esternalizza le responsabilità. Il problema sono contratti e le paghe da fame”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"La proposta di imporre una mancia obbligatoria per far fronte ai salari da fame nella ristorazione ci trova fermamente contrari per una serie di motivi che sono stati sottolineati da più voci e in diversi modi da quando l'idea del restaurant manager Piero Pompili ha sollevato un dibattito nazionale". A parlare è Detjon Begaj, consigliere comunale a Bologna con Coalizione Civica, che si è opposto fermamente alla proposta di Piero Pompili, intervistato pochi giorni fa da Fanpage.it, di rendere la mancia obbligatoria per rimpinguare gli stipendi di camerieri e chef.

In Sala Consiliare, Begaj ha espresso la sua contrarietà sul tema, ribadendo che nel settore della ristorazione si riscontrano una buona parte delle irregolarità legate al mondo del lavoro. "Camerieri e cuochi hanno paghe da fame e orari impossibili – sottolinea Begaj a Fanpage.it -. Nei ristoranti si riscontrano tantissime irregolarità, il 76% delle quali legate al lavoro in nero".

Begaj ha sottolineato anche durante il suo intervento tra i banchi consiliari che alla mancia obbligatoria bisognerebbe essere contrari "per una serie di motivi". "Il primo, seppur banale, è che non si può scaricare sui clienti il costo del lavoro. È una ragione semplice che vale la pena ricordare, perché è la più importante, fondamentalmente". La seconda, continua, riguarda invece la fiscalità e la contabilizzazione. "Secondo il Caf Acli, i beneficiari della flat tax sulle mance introdotta nel 2023 sono lo 0,53% degli addetti alla ristorazione. Cifre per niente decisive con disparità tra zone turistiche e non. Le mance da sole non possono far fronte alle condizioni salariali e di qualità lavorativa nella ristorazione".

Secondo il consigliere comunale, un'altra ragione a sostegno del "no" alla misura proposta da Pompili è la distribuzione iniqua tra chi lavora in sala e chi lavora in cucina. "Un rischio che esiste. Non è cosa da poco – spiega -. Senza contare che bisogna parlare anche del controllo che il datore di lavoro in generale potrebbe avere sulle mance, rendendole un elemento da usare come compensazione rispetto ad altri meccanismi quali il premio di risultato".

"L'aggiunta di una mancia obbligatoria, poi, pone un altro interrogativo sulla trasparenza dei prezzi. Una persona si aspetta di andare al ristorante e di spendere una cifra, ma questo tipo di proposta sulla mancia può riservare sorprese. Inoltre il salario dei lavoratori sarebbe estremamente variabile". Secondo Begaj, lo stipendio del dipendente si legherebbe indissolubilmente ai risultati della stagione. "Se quel mese il ristorante riempie meno tavoli, il lavoratore si ritrova con una paga più bassa e questo porterebbe i dipendenti a non poter fare programmi o gestire le proprie spese. L'esternalizzazione della responsabilità non va assolutamente bene".

Il problema, come Fanpage.it racconta spesso attraverso la pubblicazione di storie di sfruttamento nel mondo del lavoro, è legato all'applicazione dei contratti e alle paghe basse. Begaj le definisce "paghe da fame". "Il 58% degli addetti ai lavori, secondo uno studio Ires CGIL, ha uno stipendio inferiore ai 1.500 euro al mese lordi. Briciole, soprattutto in una città come Bologna".

"La mancia obbligatoria, al netto anche dei dati legati alla flat tax sulle mance, sarebbe solo un innalzamento dei costi. Senza parlare del fatto che esiste il coperto: cos'è se non il pagamento del servizio? Abbiamo inoltre testimonianze di lavoratori che hanno raccontato che la mancia viene spesso trattenuta dal datore di lavoro. Oppure viene utilizzata per dare meno in busta paga al dipendente".

La nostra redazione riceve testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Hai una storia simile da raccontare? Scrivici qui

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