L’indagine su Venditti e la proroga sull’incidente probatorio: cosa sappiamo sulle novità del caso Garlasco

Con le perquisizioni di ieri 26 settembre a casa della famiglia Sempio e in quelle dell'ex procuratore di Pavia Mario Venditti e di alcuni appartenenti della polizia giudiziaria nel 2017 si è aperto ufficialmente un secondo filone di indagini correlate al delitto di Garlasco.
L'indagato di questo fascicolo affidato alla Procura di Brescia è Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che nel 2017 archiviò le accuse di Andrea Sempio sul delitto di Garlasco: secondo gli inquirenti Venditti avrebbe "ricevuto una somma indebita di denaro, nell'ordine di 20-30mila euro, per favorire Andrea Sempio nell'ambito del procedimento penale di cui era co-titolare in qualità di procuratore aggiunto della Repubblica".
Subito dopo le perquisizioni, i genitori di Sempio sono andati in caserma della Guardia di Finanza per essere interrogati come testimoni, così come l'addetto e il responsabile della Sezione di polizia giudiziaria della Procura di Pavia nel 2017, ovvero rispettivamente Giuseppe Spoto e Silvio Sapone. Nessuno di questi è indagato.
Ma ieri non è stato solo il giorno delle nuove perquisizioni. In Tribunale a Pavia c'è stata l'udienza su cui si è deciso di concedere una proroga di 70 giorni ai periti che si occupano dell'incidente probatorio. Il gip ha deciso dunque di spostare l'udienza al 18 settembre. In aula è stato nominato un nuovo dattiloscopista che si occuperà delle impronte sugli oggetti della spazzatura della villetta di Garlasco il giorno dell'omicidio di Chiara Poggi.
Cosa sappiamo sull'indagine sull'ex pm Mario Venditti
Unico iscritto nel registro degli indagati è Mario Venditti che dovrà difendersi dall'accusa di corruzione in atti giudiziari. Tutto ha inizio perché nella perquisizione dello scorso 14 maggio a casa dei genitori di Andrea Sempio era stato trovato un appunto scritto a mano. Sulla nota, finita sotto sequestrato, c'era scritto: "Venditti gip archivia x 20. 30. euro". Per questo si parla di corruzione. L'avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, ha precisato: "Non ho visto il bigliettino che è stato trovato. Leggo quello che riporta il decreto di perquisizione e mi sembra tutto normale. Si tratta di un preventivo di spesa: è il costo degli avvocati che difendono, 20-30mila euro. Si tratta di un preventivo di spesa per gli avvocati. Come fa a pensare la Procura che i soldi siano di un magistrato capo di una repubblica che già percepisce 25mila euro al mese, qui parliamo di noccioline".
Ma perché si parla di soldi? Secondo quanto si legge dal decreto di perquisizione, tra le intercettazioni non riportate agli atti ci sarebbe anche una frase del padre di Andrea Sempio che fa riferimento di pagare "quei signori là" con modalità non tracciabili. Al momento si sa che tra il dicembre 2016 e il giugno 2017 le zie di Andrea Sempio avevano emesso assegni verso il padre di Andrea Sempio per una cifra complessiva di 43mila euro. Così come la Procura avrebbe accertato che Andrea Sempio e il padre nello stesso periodo avrebbero effettuato prelievi in contanti per 35mila euro.
Concessa la proroga per l'incidente probatorio
Intanto nella mattinata di ieri 26 settembre in Tribunale a Pavia il gip ha concesso la proroga di altri 70 giorni per concludere gli accertamenti dell'incidente probatorio. Oltre ai già nominati periti, la genetista Denise Albani e l'esperto dattiloscopico Domenico Marchigiani, ieri ha giurato un nuovo professionista: si tratta del perito Giovanni Di Censo che è stato incaricato per occuparsi delle impronte sulle paradesive e di quelle trovate sul pacco di cereali e sul sacchetto della spazzatura trovata nella villetta di Garlasco il giorno dell'omicidio.
Ieri inoltre (così come nella precedente udienza) non c'è stato il via libera per procedere con un incidente probatorio sull'impronta 33, ovvero quella individuata su una parete delle scale dove era stato trovato il corpo di Chiara Poggi e che solo recentemente è stata attribuita ad Andrea Sempio. A chiedere che venisse analizzata erano stati i legali Giovanni Tizzoni e Francesco Compagna, ovvero quelli della famiglia Poggi. Compagna ha precisato: "Abbiamo insistito ancora una volta per chiedere che si accertasse la verità sull'impronta 33 che per noi non è attribuibile a Sempio".
Per poi aggiungere "Il procuratore ha già detto che porterà questo tema davanti alla Corte d'Assise in un procedimento a carico di Sempio. L'impressione è che le scelte siano già state fatte".