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La morte di Liliana Resinovich

Liliana Resinovich, perché la polizia è tornata a casa del marito: il buco di 3 ore e l’attenzione sui coltelli

Quattro ore di rilievi in casa di Sebastiano Visintin per chiarire cosa abbia fatto nelle 3 ore di buco della mattina del 14 dicembre 2021, giorno della scomparsa di Liliana Resinovich, trovata poi morta il 5 gennaio 2022. Dopo i primi accertamenti effettuati subito dopo il fatto, i nuovi rilievi puntano a verificare se l’uomo fosse effettivamente impegnato ad arrotare i coltelli e se il consumo di energia già certificato nel 2021 fosse direttamente collegato all’utilizzo dei macchinari del laboratorio.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin.
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin.
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Sono arrivati a casa di Sebastiano Visintin intorno alle 7.30 del mattino di ieri, martedì 16 luglio, e sono andati via dopo 4 ore di perquisizione: gli inquirenti che stanno indagando sulla morte di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata morta nel giardino dell'ex Opp di Trieste il 5 gennaio 2022, stanno effettuando accertamenti sui consumi di energia elettrica nel giorno della sparizione di Lilly. Lo scopo è approfondire, tramite i consumi dei macchinari per affilare le lame dei coltelli, se la mattina del 14 dicembre, Sebastiano fosse effettivamente nel laboratorio della sua abitazione. 

Tre ore di "buco" nell'alibi di Sebastiano Visintin

Le autorità stanno cercando di fare luce sull'attività dell'unico indagato per la morte di Resinovich. Sotto la lente di ingrandimento ci sarebbero 3 ore del 14 dicembre, giorno della scomparsa di Lilly. Visintin raccontò agli inquirenti di aver fatto prima il giro delle pescherie per consegnare alcune lame e poi di essere salito in bicicletta per testare la sua GoPro. Tornato a casa tra un'attività e l'altra, non si sarebbe accorto che la moglie aveva lasciato a casa il cellulare.

Le tre ore di "buco" riguardano l'attività svolta in laboratorio da Visintin: le celle telefoniche raccontato del tragitto compiuto dall'uomo per arrivare in via Donadoni, ma dall'ingresso nel laboratorio il cellulare ha smesso di segnalare la sua posizione perché nel locale non vi è ricezione.

Per capire se Sebastiano fosse effettivamente ad affilare coltelli, erano stati acquisiti da AcegasAps Amga i dati sul consumo dell'energia elettrica ed era effettivamente stato accertato il consumo dalle 9.15 alle 12.15 del mattino del 14 dicembre 2021. La lettura dei contatori era stata affidata all'ingegnere Alberto Rogari, ma partendo da quei dati la pm ha chiesto di verificare gli specifici consumi dei macchinari per affilare le lame. Lo scopo è quindi capire se Visintin stesse effettivamente affilando coltelli o se l'accensione dell'affilatrice abbia fatto registrare i dati rinvenuti durante i primi controlli senza che vi sia stato un effettivo utilizzo.

I campioni di polvere di ferro

Elementi di fondamentale importanza per capire il perché della perquisizione di martedì sono alcuni campioni di polvere prodotta dall'attività di affilatura di coltelli e forbici. Gli inquirenti sono stati chiamati ad acquisire quel materiale, in particolare il zirconio, il materiale che compone i nastri abrasivi usati per arrotare le lame.

L'accertamento è legato soprattutto al materiale rinvenuto sugli abiti e sulle scarpe di Resinovich nel giorno del ritrovamento del cadavere. Nel corso della consulenza della dottoressa Cattaneo è infatti stata rilevata proprio la presenza di zirconio, solfato di calcio, carbonato di calcio, ferro, cromo, nichel e silicio sulla punta della scarpa della 63enne.

La richiesta di Visintin respinta dagli inquirenti

Durante la perquisizione di ieri, Sebastiano avrebbe chiesto di veder eseguiti i prelievi non solo nel laboratorio dove arrota i coltelli, ma anche nel resto dell'abitazione. L'accertamento è stato negato perché "non delegato e disposto dall'autorità giudiziaria". Come hanno spiegato già nella giornata di ieri i legali di Visintin a Fanpage.it, la mancata estensione delle verifiche ha "amareggiato il team di avvocati" che lo difende. 

Visintin avrebbe infatti mostrato la sua disponibilità, secondo gli avvocati che avevano anche già chiesto un terzo accertamento medico legale, a far rilevare anche nelle altre stanze tracce di quelle polveri che secondo lui si trovano anche in altri spazi dell'abitazione. Lo stesso, secondo Visintin, varrebbe per il 2021, quando dal laboratorio di via Donadoni i coniugi trasportavano spesso tracce delle lame affilate nel resto della casa o nell'automobile.

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