Liliana Resinovich, la cugina: “Denunciamo per falso il tecnico che avrebbe provocato la frattura della vertebra”

"Fisicamente stiamo bene, mentalmente un po' meno. Questa storia della lesione alla vertebra di Liliana durante all'autopsia ci ha sconvolti. Temiamo che sia in atto un depistaggio, l'ennesimo". A parlare è Silvia Radin, cugina di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell'ex Opp di Trieste.
La donna ha fatto sapere a Fanpage.it che il fratello della 63enne sporgerà denuncia nei confronti del tecnico anatomopatologo Giacomo Molinari e che inoltrerà una lettera al Ministero della Sanità per chiedere un intervento nei confronti del giovane. La notizia è stata confermata dallo stesso Sergio Resinovich.
Il legale di Resinovich, Nicodemo Gentile, ha sottolineato che un lavoro specialistico coordinato dai Prof Vittorio Fineschi e Stefano D'Errico ha accertato che la frattura della vertebra T2 era già esistente al momento dell'autopsia svolta nel 2022. "Le dichiarazioni del pirotecnico preparatore anatomico rappresentano un bluff" ha affermato, ribadendo la decisione di Resinovich di querelare Molinari per falso.
Allegati alla querela, i video social che il tecnico pubblicava online, spesso girati in luoghi inaccessibili al pubblico e aperti solo agli addetti ai lavori. In uno di questi filmati, sostiene Radin, Molinari avrebbe parlato anche di Liliana, sottolineando di "volersi esprimere sul caso più avanti". "Non è vero, come dice, che non aveva mai seguito il caso – ha affermato Radin a Fanpage.it -. Si è tradito da solo con quei filmati. Conosceva bene il caso di Lilly, se aveva il dubbio di aver causato la lesione perché non ha parlato prima? Perché non si parla di questa frattura nelle carte dell'analisi medico legale del 2022?".

Andiamo con ordine: prima della perizia della Dottoressa Cattaneo non avevate mai sentito parlare della lesione alla vertebra T2?
"È stata vista in un secondo momento dalla dottoressa e dai periti, esatto. Prima non si è mai fatto riferimento a questa frattura, mi chiedo come mai. Io vorrei fare delle domande a questo tecnico, capire qualcosa in più di quelle che sono le sue dichiarazioni".
Che domande vorrebbe fargli?
"Una delle prime cose che vorrei chiedergli è perché abbia raccontato i suoi dubbi alla controparte dopo 3 anni invece di andare subito dagli inquirenti. Ci sono tante cose strane che non mi tornano. Lui sostiene di essere stato incoraggiato dalla direttrice dell'Istituto universitario di Anatomopatologia di Trieste. Questo vuol dire che i suoi superiori sapevano? Perché se così fosse, sarebbe molto grave".
Lei sostiene che non è possibile che non conoscesse il caso e non avesse idea di quanto questa lesione fosse centrale nelle nuove ipotesi investigative?
"Non è possibile, anche perché in uno dei suoi video risponde alla domanda di un utente e dice di volersi esprimere sul caso di Liliana ‘più avanti'. A Trieste poi tutti parlano di quest'omicidio. Non posso credere, soprattutto nel suo ambito, che non ne abbia mai sentito parlare dal 2022".
"In un video poi parlava dei coltelli da autopsia che utilizzava, raccontava di averli portati ad arrotare. Mi chiedo a questo punto se non conosca Sebastiano, il marito di Liliana".
Secondo lei c'è un tentativo di coprire qualcuno?
"Sono abbastanza certa che ci sia in atto un depistaggio. Per me dietro questa storia c'è qualcosa di abbastanza grande. Ho alcuni messaggi di testimoni che intendono restare anonimi e io vorrei portarli agli inquirenti per farli valutare a loro".

Messaggi di che tipo?
"Per ora non me la sento di parlarne, li mostrerò a chi indaga a tempo debito. Posso solo dire che rafforzano la mia idea che questo delitto parta dai soldi trovati in casa di Liliana e Sebastiano. Per me Lilly non doveva portare il segreto fuori da quella casa. Io sono convinta che Sebastiano sapesse di Claudio e della relazione che lui aveva con Liliana. Sapeva anche che lei voleva andarsene e non voleva che accadesse. Io credo che sia andata così".
Queste dichiarazioni sulla frattura secondo lei cambiano qualcosa nella storia di Liliana?
Assolutamente no. Voglio che sia chiaro: la Prof. Cattaneo parla di botte date a Liliana prima di morire. Qualunque sia stata la causa di questa lesione alla vertebra non cambia il fatto che Liliana era tumefatta dalla testa ai piedi. Non ci sono i presupposti per fare retromarcia sull'ipotesi di omicidio.
Non si può tornare a parlare di suicidio, sarebbe grottesco. Prima della relazione fatta da Cattaneo, i periti non hanno svolto a dovere il loro lavoro. Quella che vale è l'ultima perizia, dove altre quattro persone hanno confermato quanto scrive Cattaneo.
E se durante la perizia questa frattura non fosse stata riconosciuta come postuma e fosse stata analizzata come parte di un quadro omicidiario? Secondo lei non può essere andata così?
No, come dicevo ci sono tanti altri elementi che parlano da soli. Il Prof. Vittorio Fineschi (consulente incaricato da Sergio Resinovich ndr) ha sottolineato che per causare una frattura del genere ci vuole una grandissima forza. Il cadavere di Liliana avrebbe dovuto cadere dal quarto piano per procurarsi una ferita del genere. Nella Tac la frattura non risulta e Molinari ha preparato mia cugina per l'autopsia il giorno 11. Nonostante questo, dalle carte della perizia non è emerso alcunché.
Lei che idea si è fatta sulla morte di Lilly?
Io credo sia stata uccisa, magari chi l'ha assassinata non voleva farlo, voleva darle una lezione o farle paura. Io credo che mia cugina non dovesse portare un segreto fuori dalla casa che condivideva con Sebastiano e che lui sapesse che Lilly voleva lasciarlo. Per me la verità sta nel denaro trovato in casa ed è per questo motivo che sembra così difficile trovare il bandolo della matassa.
Credo che sia in corso un depistaggio e che altre cose arriveranno durante le indagini. Noi andiamo avanti perché vogliamo che Lilly riacquisti la sua identità di persona e di vittima, che abbia giustizia.