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Lazio: dal 1 gennaio stop alle deroghe delle acque potabili, in migliaia a secco

Dal prossimo anno numerosi comuni del Lazio saranno costretti a limitare l’uso dell’acqua perché dopo anni di deroghe non sono riusciti ad adeguarsi ai parametri stabiliti dalla legge per i quantitativi di arsenico nelle acque del rubinetto.
A cura di Antonio Palma
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Lazio: dal 1 gennaio stop alle deroghe delle acque potabili, in migliaia a secco

Dal 1 gennaio 2013 a migliaia di cittadini della Regione Lazio sarà limitato l'uso dell'acqua del rubinetto. Alla fine dell'anno, infatti, scadranno i termini della proroga per l'adeguamento ai parametri delle acque potabili stabiliti dalla legge e l'Unione Europea ha deciso che non possono esser concesse altre deroghe. Per risolvere l'annoso problema delle acque potabili erano state concesse alle Regioni diverse proroghe per svolgere i necessari interventi di potabilizzazione dell'acqua. Le deroghe sono state poi prolungate varie volte per diversi anni al termine dei quali però è rimasta ancora una Regione che non si è adeguata alla legge, la Regione Lazio. Come ricorda Legambiente che ha lanciato l'allarme, in quest'ultima regione in particolare si rilevano elevati livelli di arsenico e in misura minore anche di floruri che rendono l'acqua non potabile. "Le deroghe, inizialmente previste solo come misura transitoria, sono diventate purtroppo un espediente per non fare i necessari interventi di potabilizzazione" accusa Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente.

I lavori già avviati non finiranno prima del 2014 – Come ricorda l'associazione ambientalista ora bisogna varare "un piano immediato per garantire almeno l'accesso ai 5/6 litri di acqua al giorno per abitante, che l'Istituto Superiore di Sanità fissa come limite adeguato di approvvigionamento", ma questo costerà molto visto che serviranno autobotti e autocisterne con enormi quantitativi di acqua. Dal 1 gennaio le amministrazioni locali coinvolte dovranno per legge applicare pesanti ordinanze che limiteranno l'uso dell'acqua del rubinetto, come il divieto di berla, di utilizzarla per lavarsi i denti o per l'industria alimentare. Non solo, se i sindaci e la Regione non rispetteranno le normative, l'Ue potrebbe avviare delle procedure di infrazione a carico dell'Italia con pesanti multe. Numerosi i Comuni coinvolti soprattutto nel viterbese e nelle zone di origine vulcanica della regione pari a una popolazione che Legambiente ha stimato in circa 788mila persone sparse tra le province di Viterbo, Latina e Roma.  Al momento la Regione ha già avviato alcuni lavori di adeguamento con diversi appalti che però non termineranno prima del 2014.

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