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Storie di italiani all'estero

La storia di Raffaella, psicologa emigrata in Australia: “In Italia costretta a lavorare anche in tabaccheria”

A Fanpage.it Raffaella, 45 anni, ha raccontato la sua vita da italiana all’estero: da 7 anni vive in Australia, oggi con la sua famiglia abita ad Adelaide. Lei e suo marito, insoddisfatti della loro situazione lavorativa in Italia, hanno deciso di partire e di cambiare vita: “Qui abbiamo costruito la nostra casa e mai avrei pensato una cosa del genere in Italia. Mi piace l’idea di vivere in un Paese che darà futuro ai miei figli”.
A cura di Eleonora Panseri
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Raffaella, italiana ad Adelaide, e la sua famiglia.
Raffaella, italiana ad Adelaide, e la sua famiglia.
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"Ho lasciato l'Italia nel 2018, avevo 38 anni, l'anno prima era partito mio marito. Sono una psicologa, ho sempre lavorato nell'Asl della mia città che era Settimio Torinese, dove non ho mai avuto una posizione a tempo indeterminato, e sono emigrata perché ero stufa della mia situazione lavorativa".

Raffaella, 45 anni, inizia così a raccontare a Fanpage.it la sua vita da italiana all'estero: da 7 anni vive in Australia, oggi con la sua famiglia abita ad Adelaide. Lei e suo marito hanno deciso di partire e di cambiare vita. 

Quando e perché hai deciso di lasciare l'Italia?

Nel 2017 ho lasciato tutto e ho raggiunto mio marito, quando lui è riuscito a ottenere uno skilled visa, un visto per profili specializzati. L'Australia cerca lavoratori con specializzazioni specifiche e mio marito, che fa il tecnico elettronico, rientrava in questa lista.

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Non eravamo per niente soddisfatti da un punto di vista lavorativo. Io per riuscire ad aiutare la mia famiglia lavoravo anche con mio fratello, che aveva una tabaccheria, e guadagnavo più di quanto prendessi facendo la psicologa. Sono una persona precisa e determinata, quindi mi sono convinta di non voler più fare quella vita.

Così il 17 ottobre 2017 mio marito è partito. Né io né lui parlavamo inglese. È arrivato qui con uno student visa e si è messo a studiare, ha sostenuto l'IELTS per chiedere il visto ed è stato molto difficile perché aveva 39 anni.

Dove vi siete trasferiti?

Noi siamo arrivati a Tamworth, con lo skilled visa potevamo andare ad abitare solo in aree rurali identificate dal governo. La comunità qui era molto piccola e io ho imparato la lingua affidandomi ai volontari della biblioteca locale.

Raffaella, italiana ad Adelaide, e la sua famiglia.
Raffaella, italiana ad Adelaide, e la sua famiglia.

Sono arrivata a ottobre 2018 e a febbraio 2019 avevo un contratto a tempo indeterminato come child protection case worker (assistente sociale, ndr). Dopo due anni sono riuscita a diventare terapista comportamentale e per un anno ho avuto come bonus la possibilità di studiare un anno all'Università del Queensland e mi sono qualificata come direttore clinico.

Siamo diventati cittadini permanenti nel 2020, ottenendo praticamente tutti i diritti degli australiani. Ora abbiamo la doppia cittadinanza, italiana e australiana.

Dove abitate adesso? Cosa vi piace dell'Australia?

Ora viviamo ad Adelaide, mi piace abitare al mare. Abbiamo costruito la nostra casa, una villetta a due piani con la piscina, e mai avrei pensato una cosa del genere in Italia. Ho avuto buone possibilità economiche e mi piace l'idea di vivere in un Paese che darà futuro ai miei quattro figli, il lavoro c'è. Anche l'assistenza sanitaria è molto buona.

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Non siamo ricchi, ho due lavori, ma abbiamo quattro figli e una bella casa. Ho avuto la possibilità di crescere i miei figli, mentre in Italia non ho mai trovato un posto di lavoro che mi desse la flessibilità lavorativa che ho adesso. Riesco a organizzarmi con la scuola e le attività che fanno i miei bambini. Li vado a prendere e sto con loro.

Ho trovato tantissima meritocrazia, qui non sei "amico di qualcuno". In 7 anni non ho visto nessun emerito idiota in posizioni di potere. Chi lavora sodo viene premiato, una cosa che in Italia non mi è capitato di vedere spesso. Anzi, ho visto andare avanti tante persone che non avevano nessun merito.

Cosa non vi piace della vita lì?

Ci sono tante cose che non ci piacciono, come l'ananas sulla pizza (ride, ndr). Il cibo è buono ma non come in Italia, qui sono famosa tra le persone per come cucino ma sono una cuoca mediocre. I miei figli mangiano italiano ma hanno provato un sacco di cose e questa è una cosa che mi piace molto.

Qui ci sono anche alcuni animali pericolosissimi, ragni grandi come una mano, serpenti. E i canguri che si mangiano tutte le mie piante. Una cosa che faccio fatica ad accettare è il fatto che la società qui sia molto basata sull'apparenza. Io sono molto diretta, ciò che dico è esattamente quello che penso, mentre qui invece sono molto attenti a quello che dicono o fanno.

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Non si può alzare la voce, gesticolare troppo, se uno si agita, passa come una persona aggressiva o maleducata. Sono molto attenti alla forma. Loro tendono a comportarsi bene con te, poi magari ti pugnalano alle spalle.

In più, noi siamo migranti "ricchi" ma abbiamo comunque subito del razzismo. Ai miei figli è stato detto: ‘I vostri genitori sono venuti qui a togliere il lavoro ai nostri'. Sono cose molto spiacevoli. Bisogna anche tener conto della lontananza. Mi sento molto lontana da tutti. Noi ci siamo trasferiti senza avere un punto d'appoggio, ora invece abbiamo tanti amici.

Siete mai tornati in Italia? Riuscite a rientrare spesso?

No, non siamo mai tornati, siamo sei persone e tornare in Italia costa molto. Tornerò per la prima volta questo mese per dieci giorni insieme a mia figlia perché siamo stati invitati al matrimonio di una mia casa amica. Mia mamma invece di solito riesce a venire a trovarci per sei mesi.

Vi manca l'Italia? Avete mai pensato di tornare?

L'Italia mi manca, ora sono contenta di tornare ma come turista. Non mi manca la vita che facevo prima, sono felice di ciò che ho qui. Mi manca il cibo, mi mancano i miei amici. L'Italia è meravigliosa, la amo come turista ma non come cittadina. So che la qualità della vita è una cosa che non avrei mai avuto lì. È una cosa che mi rende molto triste.

Eravamo qualificati, io e mio marito, pagavamo le tasse. Siamo sempre stati persone oneste e avevamo una vita dove facevamo fatica. Nel senso che dovevo sempre chiedere l'aiuto a mia madre, lavoravamo tanto ma non potevamo permetterci tante cose. Non vivevamo in situazione di povertà, ma vivevamo in una casa che ci aveva dato mia mamma.

Qui invece ho cresciuto quattro bambini, abbiamo costruito una casa, abbiamo un buon lavoro. Abbiamo fatto sacrifici e avuto spese folli ma qui so che i miei bambini hanno un futuro. Provo molto rammarico.

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