La guerra del convento e le suore in fuga: “Si sono intestati 200mila euro e noi scappate senza soldi”

Non si ferma il botta e risposta tra accuse e recriminazioni reciproche tra le suore in fuga dal convento di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto, e le gerarchie vaticane inviate sul posto per prendere il controllo della struttura e mandare via la badessa, la 41enne brasiliana Aline Pereira Ghammachi. Alcune suore infatti ora hanno gettato ombre pesanti sulla gestione dei fondi dell'ultimo periodo rivelando che da un giorno all'altro i membri incaricati dal Vaticano si sarebbero intestati tutti i conti del convento per una cifra di oltre 200mila euro, esautorandole di fatto da ogni controllo sulle casse.
"Spariti i contanti che suor Aline aveva nella sua cella"
"Di fatto si sono intestati i conti bancario e postale, una cifra di oltre 200.000 euro, assieme a tutti i contanti che suor Aline aveva nella sua cella" hanno rivelato infatti al Gazzettino due delle undici suore scappate nottetempo dall'istituto religioso nella prima fuga dal convento. Un comportamento che, secondo le due religiose, sarebbe parte di un meccanismo volto ad esautorarle completamente e che infine le ha spinte alla fuga, avvenuta nell'aprile scorso.
"C'è stato un accanimento verso tutte noi. La distruzione di fatto di una realtà che era semplice e pacifica, eravamo in grado di autogestirsi nello spirito Benedettino. È arrivato l’abate Lepori e ha tagliato in due la nostra comunità spezzandone per sempre l’armonia" hanno accusato apertamente le due sorelle fuggite ora in un altro luogo tenuto segreto.
La lettera a Papa Francesco e le ispezioni in convento
Tutto è iniziato due anni fa quando quattro suore inviarono una lettera a Papa Francesco accusando le consorelle di maltrattamenti e altri comportamenti non consoni. Dopo una prima ispezione che smentì quei racconti, né seguirono altre che misero nel mirino i comportamenti e la vita troppo sociale che aveva introdotto suor Aline Pereira che aveva aperto il monastero a diverse attività di lavoro. Il caso poi è passato al Dicastero, che ha deciso infine il commissariamento del convento quest'anno con la cacciata della badessa 41enne a Pasqua rimpiazzandola con una 81enne .
"La lettera che ha usato l'Abate come pretesto è stata scritta da sorelle che purtroppo avevano grossi problemi personali. Persone fragili che per debolezza e invidia hanno scatenato un inferno. Padre Lepori ha visto la possibilità di inserirsi in questo contesto e ci ha distrutte" accusano ora le due suore.
Suore scappate di notte: "Come dei carcerati"
"Siamo dovute fuggire come dei carcerati dalla prigione, di notte abbiamo portato fuori i bagagli di nascosto e al mattino presto siamo fuggite passando prima dai carabinieri per notificare loro l’accaduto. Siamo scappate senza nemmeno i soldi per la spesa" hanno raccontato le due, seguite poi nei giorni successivi da altre sorelle.
Il convento, secondo loro, "è inevitabile che venga chiuso. Le sorelle rimaste sono anziane e non riusciranno a gestire tutte le attività. La badessa ha già allontanato i ragazzi disabili che gestivano l’orto in quanto non gradisce presenze esterne nel monastero. La chiusura è solo questione di tempo".