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Intercettazioni, la cosca critica verso Messina Denaro: “Ma questo che minchia fa?”

Risolto un caso di omicidio mafioso risalente al 2009. Nelle intercettazioni si nota come la cosca è molto critica nei confronti del quinto latitante più ricercato al mondo.
A cura di Maurizio Zoppi
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Proprio il giorno in cui, su un giornale siciliano, appare il necrologio in memoria del padre del super boss Matteo Messina Denaro da parte dei familiari, gli investigatori  parlano ai giornalisti di intercettazioni che dimostrano l’esistenza di una certa insofferenza che comincia a crescere dentro la cosca della provincia di Trapani proprio nei confronti del capo mafia.

"Ma … anche questo (Matteo Messina Denaro ndr)… che minchia fa? Un cazzo! Si fa solo la minchia sua … e scrusciu non ci deve essere…"

"Io sono del parere che questo qualche giorno –a meno che non lo abbia già fatto- si ritira .. e gli altri vanno a fare cose a nome suo quando lui oramai non c’è più qua …. e sa dove minchia se ne è andato….minchia non c’è nessun accenno, un movimento …. niente! Cioè ..tu .. un movimento… (…) Dico .. un accenno che sei presente.. O no? Niente!".

L'audio in cui si evidenziano i dissapori nei confronti del quinto latitante più ricercato al mondo ‘salta fuori' al termine dell’indagine coordinata dal Procuratore Aggiunto Maria Teresa Principato dai Sostituti Procuratori Carlo Marzella e Francesco Grassi della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che ha dato esecuzione ad un provvedimento di fermo nei confronti di Nicolò Nicolosi, nato a Calatafimi (TP) 44 anni e Attilio Fogazza, nato a Salemi (TP) 44 anni. I due sono accusati di un omicidio commesso nel 2009 all’interno di un bar di Partanna in provincia di Trapani. Sotto i colpi di fucile calibro 12 il 21 maggio morì Salvatore Lombardo. Un delitto efferato rimasto irrisolto, almeno fino ad oggi.

L’ucciso, pregiudicato, 47 anni, sarebbe andato a rubare laddove niente poteva essere toccato: si trattò di un tir carico di merci destinate ad una delle filiali belicine dei Despar, quella gestita da Mimmo Scimonelli, rampante imprenditore e uomo "pesante". dell’organizzazione mafiosa, arrestato poche settimane addietro perché uno dei capi della riorganizzata cosca mafiosa del Belice. Insomma uno dei "postini"  proprio del latitante.

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