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Inchino al boss durante la processione: si indaga su un nuovo caso a San Procopio

Dopo quello di Oppido Mamertina è scoppiato un nuovo caso a San Procopio al vaglio della Direzione antimafia. Anche questa volta la statua portata in processione si sarebbe inchinata davanti casa di Nicola Alvaro, ritenuto legato alla ‘ndrangheta.
A cura di Susanna Picone
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Il caso di Oppido Mamertina, dove durante la processione della Madonna delle Grazie dello scorso 2 luglio il corteo si è fermato per qualche istante davanti casa di un boss della ‘ndrangheta per omaggiarlo con un inchino, non sarebbe stato unico nel suo genere. La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria sta infatti indagando su altri episodi in cui si sarebbero verificati inchini ai boss durante le processioni religiose. Un altro inchino di una statua a un boss sarebbe andato in scena domenica scorsa, durante una processione a San Procopio. Secondo quanto riporta “il Quotidiano del Sud” la processione si è fermata quando è arrivata davanti alla casa di Nicola Alvaro, detenuto da anni per danneggiamento ed estorsione aggravate dalle modalità mafiose e ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco dell’omonima cosca. Lì la moglie dell’uomo è uscita e ha offerto un obolo davanti alle autorità civili e religiose.

In corso le indagini sul presunto inchino di San Procopio

L'usanza in realtà sarebbe comune a tutte le abitazioni del piccolo paese calabrese dove la statua del santo si ferma davanti alle case degli anziani e dei malati e uno dei componenti della famiglia che vi vive esce e offre un obolo. La circostanza è stata confermata anche in ambienti vicini alle indagini. In ogni caso è stata inviata una segnalazione alla Dda. Alvaro era stato arrestato nel 1982 quale autore materiale dell’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma poi era stato scarcerato dopo che le indagini accertarono la falsità delle dichiarazioni del teste che lo aveva accusato.

La replica del sindaco del comune calabrese

Del presunto inchino a San Procopio ha parlato anche il sindaco del Comune calabrese, Eduardo Lamberti Castronuovo, che di fatto ha smentito. “Ho seguito la processione insieme ai carabinieri, ai quali ho chiesto se c’erano luoghi dove non ci si poteva fermare e mi hanno detto di no, altrimenti l’avrei fermata”, ha spiegato il primo cittadino all’Adnkronos. “Chiederò ai cittadini – ha detto ancora il sindaco – di sottoscrivere una denuncia contro il giornalista perché è una montatura. Ho filmato tutta la processione e invece lui non c’era. Noi ci inchiniamo soltanto di fronte alla legge e chi mi conosce sa che sono intransigente. Nessuno verrebbe da me a chiedere qualcosa di illegale”.

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