“I casi Covid tornano a crescere, chi è a rischio faccia subito la quarta dose”: l’allarme di Gimbe
Dopo un mese, i nuovi casi di Covid-19 sono tornati a crescere. La fine dell'estate, anche quest'anno, segna una rapida risalita del numero dei contagi. Secondo quanto registrato dal consueto bollettino settimanale della Fondazione Gimbe, i nuovi casi nell'ultima settimana sono stati 120.057, l'11,3% in più rispetto alla precedente. Sono ancora in calo, però, tutti gli altri indicatori: i decessi sono 334 (meno 12,8%), i ricoverati in terapia intensiva sono 150 (meno 8%), quelli in area medica sono 3.495 (meno 9,6%), e i positivi in isolamento domiciliare sono 410.422 (meno 8,8%). Gli attualmente positivi, in generale, sono ancora 414.067 (meno 8,8%).
Quanto alla campagna vaccinale, invece, la situazione è abbastanza statica. Non c'è grande afflusso verso i centri vaccinali, neanche tra chi deve ricevere la quarta dose: si viaggia intorno alle 10mila somministrazioni al giorno, per quanto riguarda il secondo booster. Sui 19,1 milioni di aventi diritto alla quarta dose, al momento, la copertura è ferma al 16,6%, poco più di un italiano su sei tra le categorie considerate a rischio. In generale, invece, ci sono 6,81 milioni di persone che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino contro il Covid in Italia. Parliamo di un numero ormai consolidato, coloro che hanno deciso – per scelta – di non ricevere il vaccino. Per capirci: i nuovi vaccinati – che da zero hanno deciso di farsi somministrare la prima dose – nell'ultima settimana sono stati 1.480. Praticamente 200 al giorno.
"I dati indicano segnali di ripresa della circolazione virale da monitorare con attenzione nelle prossime settimane – avvisa il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta – vista la concomitanza di vari fattori che possono determinare un aumento dei nuovi casi di imprevedibile entità". E elenca: "Riapertura delle scuole, maggiore frequentazione dei luoghi chiusi con l’arrivo dei primi freddi, decadenza dell’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici dal 30 settembre". Ecco perché "alle porte dell’autunno è fondamentale per le categorie a rischio effettuare al più presto il secondo richiamo, visto il declino dell’efficacia vaccinale nei confronti della malattia grave dopo 120 giorni".