Garlasco, l’ex Ris Spitaleri: “Il dato sulle unghie di Chiara Poggi non può essere usato contro Sempio”

"Quel dato sulle unghie di Chiara Poggi non può essere utilizzato per porre Andrea Sempio sulla scena del delitto, al momento in cui è stato commesso l'omicidio. Si tratta di analisi effettuate su un profilo parziale, non consolidato e misto, quindi non poteva essere usato. È stata fatta una forzatura".
Così Salvatore Spitaleri, biologo forense e criminalista oltre che ex RIS di Messina, ha commentato a Fanpage.it i risultati della perizia della biologa genetista Denise Albani depositata nei giorni scorsi alla giudice Daniela Garlaschelli nell'ambito dell'incidente probatorio disposto nella nuova indagine sul delitto di Garlasco, in cui è indagato per concorso il 37enne Andrea Sempio. Stando a quanto si legge nel documento di 93 pagine "il Dna sotto le unghie di Chiara Poggi è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio", ma "l'analisi del cromosoma Y non consente di addivenire a un esito di identificazione di un singolo soggetto, anche qualora i risultati siano completi, consolidati e attribuibili a una singola fonte".
Dott. Spitaleri, cosa ne pensa di questa perizia sul delitto di Garlasco?
"Io credo che la dottoressa Albani, per la pressione che c'è, non abbia voluto calcare la mano e confermare ciò che già gli stessi consulenti di Stasi avevano detto in maniera intellettualmente onesta e cioè che ‘non è possibile escludere che possa appartenere ad una persona presa a caso dalla popolazione, quindi non ricompresa nel database a cui la perita fa riferimento e che comprende 375mila individui a livello mondiale, dunque non rappresentativa nel caso in specie'. Potrebbe tranquillamente essere un soggetto anche non imparentato con Sempio che condivida casualmente lo stesso aplotipo. Nessuno al mondo può escludere questa ipotesi; dobbiamo immaginare una "famiglia allargata". Si potrebbe avere un avo paterno comune anche di mille anni prima, creando una base di familiari enorme. A meno che non si faccia riferimento ad un database che contiene all'interno l'intera popolazione mondiale o comunque uno che contempla la popolazione di Garlasco e dintorni, non si può dare una certezza".
Quindi, che significa questo?
"Quello che stride di più è il fatto di aver forzato la mano, l'aver fatto un calcolo biostatistico su un aplotipo che l'Albani stessa ha definito "parziale, misto o non consolidato". In genetica forense, quando si parla di un dato parziale, misto e non consolidato, non è possibile utilizzarlo per scopi identificativi. Qui si stanno forzando tutte le regole dettate dalla comunità scientifica internazionale, che prevede, quando si lavora su un Dna a basso numero di copie, che si debbano seguire pedissequamente delle delle linee guida. Nello specifico, si deve ripetere più volte l'analisi e verificare che quel dato venga consolidato nelle successive repliche. Qui non c'è nulla di tutto questo. E allora, dal punto di vista scientifico, questo dato non può essere usato. E, dunque, se non può essere usato, non si possono fare i calcoli. Questa è stata una forzatura: fare i calcoli su un dato che non è consolidato e che quindi non è sicuro".
Se è così, perché è stato usato lo stesso?
"Credo che l'Albani l'abbia usato lo stesso perché sente la pressione mediatica del caso e nonostante il dato sia inattendibile – lo dice lei stessa – perché non potrebbe dire diversamente – e cioè che non è sicuro – lo utilizza ugualmente per il calcolo biostatistico. Insomma, un colpo al cerchio ed uno alla botte, questa è la verità".
Nella relazione si legge: "Questo perito ritiene che una corretta valutazione degli esiti dei calcoli biostatistici in parola con supporto moderatamente forte/forte e moderato circa la contribuzione di Sempio Andrea (e di tutti i soggetti imparentati con lo stesso per via patrilineare) alle tracce Y428 – MDXS e Y429 – MSX1". Che significa?
"Questo calcolo biostatistico mette a confronto due ipotesi. Immaginiamo una frazione: al numeratore ci sta la probabilità che quel dato profilo sia riconducibile al nostro sospettato e al denumeratore, sotto la frazione, c'è invece il valore che è dato alla probabilità che questo profilo sia di una persona estranea, completamente estranea. Questo rapporto, che è un rapporto numerico, può dare un valore che va, per esempio, da uno a un milione. Quando il numero è molto alto si può dire che l'ipotesi dell'accusa è molto alta rispetto all'ipotesi della difesa. In altre parole, quando il valore è molto alto l'ipotesi che il nostro accusato o il nostro sospettato possa aver fornito quella traccia è molto alta e quindi si dice che è molto forte, poi c'è una scala di valori. In questo caso non è neanche un valore molto alto, perché per chi conosce la materia e fa questi calcoli giornalmente, come facevo io, non è molto alto.
Tra l'altro è un aplotipo, cioè non è un profilo genetico da Dna autosomico. Si sta analizzando solamente dei frammenti di un solo cromosoma, l'Y, quando noi per dare una identità, cioè per giungere all'identificazione di una persona, utilizziamo tutti i cromosomi. Sono 23 coppie di cromosomi, 46 in totale. Qui se ne utilizza uno solo, quindi è un'informazione molto piccola. E l'aplotipo non garantisce mai l'identificazione. Quand’anche, e lo dice sempre l'Albani, ci fosse un profilo completo, cioè che non sia parziale come questo, che non sia contaminato come questo, e misto, e che sia anche stato riconfermato da successive analisi, lo stesso non si giunge all'identificazione di persona. Si può dire soltanto che è riconducibile a un dato ceppo familiare, che a Garlasco potrebbe essere anche molto comune, come per altro avviene nelle piccole comunità".
Non si può neanche dire se questo DNA fosse sopra o sotto le unghie di Chiara, si legge nella perizia. Perché è così importante questa specifica?
"Dobbiamo un attimo ricordare come ha lavorato il Ris di Parma. Cosa hanno fatto? All'epoca dei fatti sono andati a tamponare la superficie interna dell'unghia della vittima, la parte convessa. Hanno fatto dei tamponamenti molto leggeri, delicati. Perché se io graffio una persona che mi sta aggredendo, e quindi mi difendo e graffio a mia volta, non faccio altro che grattare, togliere un po' di cellule epiteliali dalla pelle di quella persona che mi sta aggredendo. Si tratta di cellule che ovviamente non stanno sulla parte superiore dell'unghia e che sono state tamponate delicatamente per non mischiarle con altre matrici già depositate. Quell'analisi ha dato esito negativo, non c'era maschio, era sempre e soltanto il profilo di di Chiara Poggi. Nonostante questo risultato, i RIS sono stati molto precisi nel loro lavoro. Hanno comunque eseguito un tentativo di tirar fuori l'aplotipo Y. Ebbene, non è venuto fuori nessun maschio, non c'era un maschio, non si vedeva. Poi nel 2014 De Stefano ha preso queste unghie, le ha messe dentro la provettina e ha sciolto tutto. Non ha fatto altro che tipizzare quello che stava sopra (e che era il DNA di Chiara perché c'era il sangue di Chiara) e quello che ci stava sotto le unghie che non era stato tolto col tamponamento fatto dal RIS, cioè le matrici più datate, che stavano più in profondità. Quindi ha tirato fuori sto profilo che era sempre di Chiara Poggi, ma c'era una leggera contaminazione maschile.
Questa contaminazione maschile però non è stata analizzata come si doveva fare. Questo è il problema. Perché a quei tempi magari non c'era una particolare sensibilità a questo tipo di analisi, ma anche perché le tecniche non erano esattamente come quelle che ci sono adesso. Sono stati commessi degli errori dal punto di vista analitico. Per cui quel dato non può essere usato, non è che lo si può usare comunque. E lo ripeto: non si può usare perché non si hanno i requisiti che consentono di poter dire in sicurezza che è riconducibile a una persona piuttosto che a un'altra".
Cosa si può evincere, in conclusione, dalla perizia?
"Che quel dato sulle unghie non è supportato scientificamente e pertanto non può essere utilizzato per porre Sempio sulla scena del delitto, al momento in cui è stato commesso l'omicidio. Di Sempio non c'è niente, e nemmeno l'impronta 33 potrà essere usata perché non credo che un perito confermerà le famose 15 minuzie emerse dalla consulenza eseguita dalla Procura. Io credo che la Procura stessa abbia difficoltà a porre Sempio sulla scena del crimine, a livello di prove investigative, di investigazione classica, ed ha bisogno di una stampella scientifica, cioè di qualcuno che dal punto di vista scientifico gli dica che lui era lì in quel momento. Purtroppo né questo Dna né l'impronta 33 potrà dargli questa certezza".
A chi dice "Però non c'è quello di Stasi" cosa risponde?
"Non vuol dire nulla, perché purtroppo è un fatto che noi esperti definiamo "effetto stocastico", cioè è un fatto puramente casuale. È un limite della biologia molecolare, perché qui parliamo di cellule: se tu non riesci a campionare almeno quelle quattro/sei cellule non si tira fuori un profilo genetico. Molto dipende anche dal tipo di matrice che si ha. Ma non è detto che non tirando fuori un profilo genetico quella persona non ci sia. Quando si lavora col touch Dna – il Dna da contatto – è anche questione di fortuna".