Garlasco, la genetista Baldi spiega perché la perizia sul Dna non accusa Sempio: “Non è identificativo”

"Nessuna novità, ci sono degli alleli in questo profilo che corrispondono agli alleli dalla Y ma è qualcosa che è stato sempre detto". La genetista Marina Baldi, consulente nel pool difensivo di Andrea Sempio, commenta così a Fanpage.it quanto sarebbe emerso dall'analisi biostatistica condotta dalla genetista Denise Albani, ovvero la perita nominata dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli nell'incidente probatorio nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco.
"Si tratta di un profilo incompleto, è un profilo misto e non consolidato perché le varie repliche sono diverse – ribadisce Baldi raggiunta telefonicamente – questo significa che si tratta di un profilo che, alla base, potrebbe non essere utilizzabile. La presenza di alcuni alleli compatibili consente solo di dire che il profilo potrebbe collocarsi nell’ambito della famiglia Sempio o, più in generale, tra tutte le persone che condividono lo stesso cromosoma Y".
La genetista precisa inoltre come il dibattito pubblico stia rischiando di trasformare informazioni tecniche in conclusioni affrettate: "Purtroppo sui giornali e suoi social leggo già frasi tipo il DNA è di Sempio e non è vero oltre che scorretto ma purtroppo questo caso è ormai talmente mediatico che qualsiasi piccola informazione diventa gigantesca".
L'analisi biostatica sul delitto di Garlasco
L’analisi condotta dalla perita Albani riguarda in particolare il DNA Y, cioè la porzione genetica trasmessa esclusivamente per linea paterna. A differenza del DNA autosomico, utilizzato normalmente per identificazioni individuali, il cromosoma Y rimane quasi identico tra padre e figli, e continua a essere condiviso per molte generazioni.
Parlare di ceppo familiare, vuole dire quindi riferirsi a persone con un legame di parentela anche di dieci generazioni precedenti. Un aplotipo Y può essere comune a decine, centinaia o, in alcuni casi, migliaia di individui legati da un antenato maschio vissuto secoli prima. Albani spiega infatti che "l'aplotipo non è di per sé identificativo, viene condiviso da tutti i soggetti imparentati in linea paterna, per cui non si può attribuire univocamente a una sola persona”, piuttosto "è un contesto familiare di appartenenza".
Il profilo misto
Altro elemento sottolineato dalla dottoressa Baldi e in generale dalla difesa di Sempio è la natura del reperto: il profilo genetico analizzato sarebbe misto (quindi composto dal materiale genetico di più individui) e non replicabile in modo stabile. La sua affidabilità probatoria si ridurrebbe drasticamente, sempre secondo le considerazioni dei difensori di Sempio. Non sono dello stesso avviso gli investigatori che da mesi lavorano su questa nuova indagine e che leggono i dati della perita Albani come un elemento che attribuisce un valore alto di attendibilità relativo alla compatibilità della linea maschile.
La replica della difesa di Andrea Sempio
"Le indiscrezioni riguardano meri dati biostatistici e non una perizia completa: anche ove fossero stati correttamente interpretati, non saremmo né sorpresi né preoccupati: sarebbe solo confermato quanto sostenevano, cioè che non è una comparazione individualizzante e, soprattutto , che il dna è misto: quindi se venisse confermato che l’autore dell’omicidio è uno non avrebbe già per questo valore probatorio", queste le parole del pool difensivo di Andrea Sempio diffuse attraverso una nota dopo le indiscrezioni sulla perizia.
Per la difesa mancherebbero i dati decisivi che rendano quel dna probante rispetto all’omicidio. Ovvero fu da contatto diretto tra due corpi oppure da contatto con lo stesso oggetto? In assenza di queste risposte, secondo i legali di Sempio, ogni valutazione sarebbe affrettata.