Garlasco, i veri nuovi elementi dalla riapertura delle indagini su Sempio (e quelli che non lo sono)

L'ultima riapertura delle indagini sul delitto di Garlasco ha inizio nel 2024 ma solo a marzo di quest'anno è stata resa pubblica, da quando cioè è uscita la notizia della presenza dell'indagato Andrea Sempio in Questura per il prelievo del DNA. Da allora è stato un susseguirsi di rilievi, sopralluoghi, indiscrezioni e super testimoni. Da allora tutti i particolari legati all'omicidio di Chiara Poggi sono tornati a fare notizia. Tutto è stato rimesso in dubbio, ma proprio tutto. Eppure, la maggior parte dei risultati sugli elementi analizzati e rianalizzati in questi 18 anni sono stati confermati anche questa volta.
A pochi giorni dall'udienza del 18 dicembre, in cui la perita super partes Danise Albani illustrerà al giudice per le indagini preliminari i risultati dell'incidente probatorio, non resta che farsi una domanda: in tutto questo caos di indiscrezioni e super testimoni quali sono effettivamente i veri nuovi elementi emersi una volta che è stato riaperto il caso?
Le analisi sulla spazzatura del giorno dell'omicidio
Primo tra tutti è l'analisi sulla spazzatura trovata nella villetta di Garlasco il giorno del delitto di Chiara Poggi, ovvero il 13 agosto del 2007. Nell'incidente probatorio sono stati fatti tutti gli esami genetici e dattiloscopici sui rifiuti: si tratta della prima volta in 18 anni perché la spazzatura non era mai stata analizzata. Cosa è emerso dalla perizia?
Sulle confezioni di Fruttolo e di Estathé nelle settimane scorse era stato trovato solo il materiale genetico di Chiara Poggi ed Alberto Stasi: il DNA di quest'ultimo, al momento unico condannato in via definitiva per il delitto, è stato trovato sulla cannuccia dell'Estathé. Mentre sono state trovate otto impronte: sei sul sacchetto dei cereali con cui Chiara Poggi ha fatto colazione e due su quello della spazzatura. Nessuna invece su un brichetto di Estathé e su una confezione di biscotti. La maggior parte delle impronte appartengono a Chiara Poggi. O meglio, non sarebbero state trovate impronte di Andrea Sempio e quindi utili alle indagini. Resta però il fatto che per la prima volta sono state fatte analisi sui rifiuti.
La traccia 33 attribuita ad Andrea Sempio
Sicuramente l'elemento più forte forse in mano alla Procura è l'ormai famosa traccia 33: dopo 18 anni questa impronta, trovata sulla parete destra dalla scala interna dove è stato trovato il corpo di Chiara Poggi, è stata attribuita ad Andrea Sempio. Lo ha svelato proprio la Procura dopo alcuni suoi accertamenti, ma lo smentisce allo stesso tempo la difesa dell'indagato. Da chiarire subito il fatto che non sarebbe stato trovato sangue sulla traccia 33, cosa che invece dimostrerebbero le consulenze eseguire per conto della difesa di Alberto Stasi.
Resta il fatto che già nella consulenza del 2007 del Ris non venne trovato sangue, motivo per cui allora era stata considerata inutile e non venne comparata. Oggi questa impronta ha un nome, ma, stando a fonti investigative di Fanpage.it, datarla resta quasi impossibile. La Procura potrebbe puntare però su questa traccia 33 per procedere con una eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
Il DNA sulle unghie di Chiara Poggi è di Andrea Sempio
La grande attesa da quando sono state riaperte le indagini è stata sulla perizia della genetista super partes Denise Albani e sulle sue considerazioni in merito alla rivalutazione dei dati delle analisi sulle unghie di Chiara Poggi eseguite nel 2014 dal perito Francesco De Stefano durante il processo ad Alberto Stasi. Undici anni fa era emerso che il materiale genetico non era sufficientemente chiaro da essere attribuito a una persona, nonostante già a suo tempo fosse stato individuato un cromosoma Y della famiglia Sempio.
Ora la perita Albani ha concluso che "il Dna sotto le unghie di Chiara Poggi è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio". Confermando però allo stesso tempo anche le considerazioni di De Stefano, ovvero che il risultato non é consolidato: si sta parlando infatti di "aplotipi non identificativi, parziali, misti non sottoposti a consolidamento pertanto soggetti a rischi artefattuali”. E confermando anche che non si potrà avere la certezza del perché di questa presenza: se è frutto di contaminazione o di contatto diretto o indiretto.
Inchiesta per corruzione in atti giudiziari della Procura di Brescia
Forse la più grande novità di questi mesi è l'inchiesta parallela aperta dalla Procura di Brescia: ovvero l'accusa di corruzione in atti giudiziari nei confronti dell'ex procuratore di Pavia Mario Venditti, il pm che nel 2017 chiese e ottenne la prima archiviazione nei confronti di Andrea Sempio che anche allora si stava difendendo dall'accusa di omicidio in concorso.
Secondo gli inquirenti avrebbe ricevuto soldi dalla famiglia Sempio per favorire l'archiviazione, motivo per cui è indagato anche Giuseppe Sempio, il padre di Andrea. Al momento questa inchiesta è un'alternanza di sequestri e dissequestri dei dispositivi elettronici dell'ex pm. Non resta ora che attendere i prossimi capitoli di queste due indagini parallele.