Garlasco, i dubbi sulla consulenza di Stasi ai Sempio prima del dovuto: su cosa si basa l’ipotesi di corruzione

Si allarga il filone della Procura di Brescia che indagata per corruzione: oltre all'ex procuratore di Pavia Mario Venditti, nel registro degli indagati è stato iscritto anche Giuseppe Sempio, il padre dell'attuale indagato per l'omicidio di Chiara Poggi in concorso con ignoti o con lo stesso Alberto Stasi. L'accusa nei confronti dell'ex pm è di aver "ricevuto una somma indebita di denaro, nell'ordine di 20-30mila euro, per favorire Andrea Sempio nell'ambito del procedimento penale di cui era co-titolare in qualità di procuratore aggiunto della Repubblica". E secondo gli inquirenti a dare i soldi darebbe stato Giuseppe Sempio.
Nel mirino degli inquirenti di Brescia ci sono gli anni 2016 e 2017 quando Andrea Sempio venne indagato per la prima volta: Venditti poi chiese e ottenne l'archiviazione dal giudice per le indagini preliminari. Ma su quali elementi si concentra l'ipotesi di corruzione e come la stanno cercando i pm?
Gli inquirenti si stanno concentrando sulle intercettazioni ambientali tra la famiglia Sempio, su conversazioni scambiate in macchina soprattutto prima e dopo l'interrogatorio di Andrea Sempio in Procura a Pavia nel 2016. L'ipotesi è che l'indagato sapesse le domande che gli avrebbero fatto. Inoltre, negli atti di allora mancherebbero alcune parti delle intercettazioni. Ecco quindi i primi dubbi.
Il via alle indagini però è scattato dopo che lo scorso 14 maggio in casa dei genitori di Andrea Sempio è stato trovato un biglietto scritto a mano con riportato "Venditti gip archivia x 20. 30. euro" facendo intendere agli investigatori che ci sia stato uno scambio di soldi.
Ma non solo. Sulle carte della richiesta di un nuovo sequestro dei dispositivi elettronici (come pc e telefono) dell'ex procuratore, si legge che si stanno facendo accertamenti su come sia stata possibile che i Sempio avessero ottenuto nel 2017 la consulenza dei legali di Alberto Stasi sulla unghie di Chiara Poggi prima che fosse accessibile alle altre parti. Nel dettaglio si legge: "Tra gli elementi su cui occorre fare chiarezza, vi è la accertata disponibilità da parte dei Sempio della consulenza del ct Linarello prima che essa fosse oggetto di discovery – atteso che è stata consegnata al loro ct Gen. Garofano in data 13.1.2017- e vi è dunque la necessità di ricercare chi ne abbia avuto la materiale disponibilità in quel periodo, verificando se essa fosse memorizzata negli apparati informatici in sequestro e se essa sia stata inviata a terzi a mezzo di canali informatici". Cosa è successo nel dettaglio?
Nel 2016 le indagini su Andrea Sempio si erano aperte dopo che era stata presentata in Procura la consulenza del genetista Pasquale Linarello, incaricato dalla difesa di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva. Linarello fu il primo a mettere in dubbio la consulenza di Francesco De Stefano, il perito super partes che nel 2014 durante il processo a Stasi eseguì le analisi sulle unghie di Chiara Poggi e concluse che non c'era abbastanza materiale genetico da procedere nei confronti di qualcuno, Sempio compreso. Linarello invece rivalutò quei dati (le unghie di Chiara Poggi si esaurirono durante la perizia) dimostrando la presenza del DNA di Andrea Sempio che venne così indagato per la prima volta.
Nel 2017 Luciano Garofano era stato chiamato dalla difesa di Sempio a rivalutare i dati ottenuti dal perito De Stefano. L'ex generale del Ris nelle sua consulenza aveva confermato la perizia super partes, ovvero che "la quantificazione del DNA aveva dimostrato l'assenza di DNA maschile e (…) aveva esibito il solo profilo della vittima. Pertanto, il materiale consegnato al prof. De Stefano (…) risultate esclusivamente attribuibili alla sola Chiara".
Ora per la prima volta la Procura di Brescia indagando per corruzione sostiene che i Sempio avessero avuto la consulenza di Linarello, da girare poi a Garofano, prima che il lavoro del consulente di Stasi fosse a disposizione delle altre parti. Il dubbio quindi è che qualcuno abbia girato al team dell'indagato questa consulenza. E per questo la procura chiede che venga fatta chiarezza.
Secondo gli inquirenti tutto sarebbe da cercare in conversazioni digitali scambiate in quegli anni sul pc, cellulare e tablet e per questo hanno richiesto lo scorso 24 ottobre un nuovo sequestro, dopo che il Tribunale del Riesame aveva annullato il primo. Si andrà avanti con le indagini.
 
  