Garlasco, dall’impronta 33 al DNA: su cosa potrebbe puntare la Procura per chiedere il processo a Sempio

Il 18 dicembre si ritornerà davanti al giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Pavia per l'udienza (finora) più attesa da quando sono iniziate le indagini su Andrea Sempio, accusato per l'omicidio di Chiara Poggi in concorso con ignoti o con Alberto Stasi, unico condannato in via definitiva. Durante l'udienza la perita super partes Denise Albani illustrerà i risultati dell'incidente probatorio eseguiti in questi mesi sulla spazzatura trovata nella villetta di Garlasco il giorno del delitto e mai analizzata in 18 anni e sui fogli di acetato su cui erano state conservate le tracce rinvenute nei sopralluoghi dopo l'omicidio. La grande attesa di questo incidente probatorio saranno però le conclusioni della Albani sulle sue rivalutazioni dei dati della perizia del 2014 sulle unghie di Chiara Poggi.
Ad oggi, stando alle prime indiscrezioni sulle analisi genetiche ottenute dalla perita e alle indagini svolte da Procura e carabinieri, su cosa si potrebbero basare le accuse della Procura di Pavia per chiedere – dopo il 18 dicembre e dopo la chiusura delle indagini – un eventuale rinvio a giudizio per Andrea Sempio (contando però che nei suoi confronti le accuse sono state archiviate già due volte)?
La Procura ha associato l'impronta 33 ad Andrea Sempio
Dalle informazioni emerse finora, gli inquirenti si sono concentrati sulla traccia 33 e sul DNA di Andrea Sempio trovato sulle unghie di Chiara Poggi. Lo scorso luglio con un'esclusiva del Tg1 la Procura di Pavia aveva svelato di aver associato l'impronta 33 all'indagato: si tratta dell'impronta di parte di una mano trovata sulla parete destra della scala interna della villetta su cui è stato trovato il cadavere della ragazza. Questa impronta era già stata trovata e analizzata all'epoca del delitto, tanto che era stato preso e consumato tutto l'intonaco della parete. Nel 2007 non era stato trovato né sangue né tracce di materiale genetico e per le indagini di allora la traccia fu considerata inutile. Ora tutto potrebbe cambiare. Resterebbe confermato che su quell'impronta non ci sarebbe sangue, ma per l'accusa "l'impronta 33 evidenziata mediante l'impiego della ninidrina, è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche".
Per la difesa di Andrea Sempio invece combacerebbero solo 5 minuzie. L'indagato ha sempre sostenuto che lui aveva frequentato la villetta perché amico di Marco Poggi, il fratello della vittima, e scendeva da quella scala interna perché portava a una specie di scantinato dove venivano conservati i giochi. In queste settimane la Procura si è sempre opposta a un incidente probatorio specifico (rischiesto dai legali della famiglia Poggi) su questa impronta, perché? Perché vorrebbe tenere questa traccia come la prova regina per chiedere il rinvio a giudizio?
Il DNA di Andrea Sempio sulle unghie di Chiara Poggi
Non solo traccia 33. Il nome di Andrea Sempio è finito nella lista degli indagati sulla base di più consulenti (prima di Stasi nel 2016 poi anche della Procura negli ultimi mesi) che hanno svelato la presenza del DNA di Andrea Sempio sulle unghie di Chiara Poggi. Ma andiamo per ordine: poco dopo l'omicidio il Ris aveva fatto analisi sotto le unghie della vittima senza trovare materiale genetico di altri persone. Nulla di strano dal momento che – leggendo l'autopsia – il medico legale aveva accertato che Chiara Poggi non aveva avuto il tempo di difendersi: è morta con dei colpi alla testa ed è stata in agonia pochi minuti.
Nella perizia del 2014, affidata a Francesco De Stefano dalla Corte d'Assise d'Appello durante il processo bis ad Alberto Stasi, erano state sciolte le unghie della ragazza ed eseguiti degli esami in cui era stato consumato tutto il materiale: per il perito era stato trovato un materiale genetico residuo e incompleto valutato infine insufficiente per formulare delle accuse dei confronti di qualcuno. Quel DNA parziale sarebbe facilmente sulle unghie per un caso di contaminazione. Nel 2016 il consulente della difesa di Alberto Stasi aveva associato quel materiale genetico ad Andrea Sempio: si erano aperte le indagini a suo carico terminate con un'archiviazione. Qualche mese fa un altro consulente di Stasi e uno delle Procura avevano confermato il lavoro del 2016 tanto da avviare nuovamente delle indagini su Sempio.
L'ultima parola è affidata alla perita di questo incidente probatorio. Nei giorni scorsi aveva inviato alle diverse parti del caso i dati delle sue valutazioni che avrebbero confermato i risultati delle consulenze più recenti. O meglio che tra l'aplotipo Y rilevato su due unghie di Chiara Poggi e la linea paterna del profilo biologico di Andrea Sempio sarebbe stata rilevata una compatibilità. Nell'udienza del 26 settembre la perita Albani avrebbe sottolineato che "l'aplotipo non è di per sé identificativo, quindi è un cromosoma Y, viene condiviso da tutti i soggetti imparentati in linea paterna, per cui non si può attribuire univocamente a una sola persona", piuttosto "è un contesto familiare di appartenenza". Confermando però successivamente la compatibilità con quel cromosoma Y e la famiglia di Sempio. La perita farà chiarezza a riguardo nell'udienza del 18 dicembre.
Intanto la difesa di Sempio subito dopo aver ricevuti di dati dalla genetista aveva precisato: "Le indiscrezioni riguardano meri dati biostatistici e non una perizia completa. Anche ove fossero stati correttamente interpretati, non saremmo né sorpresi né preoccupati: sarebbe solo confermato quanto sostenevano, cioè che non è una comparazione individualizzante e, soprattutto che il Dna è misto".