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Fidanzati morti a Policoro nel 1988, la famiglia chiede di riaprire le indagini: “Fu omicidio”

A 37 anni dalla morte di Luca Orioli e Marirosa Andreatta, la famiglia chiede di riaprire le indagini. L’avvocato Fiumefreddo ha presentato istanza alla Procura generale di Potenza: “Lo Stato non può tacere ancora su depistaggi e omissioni”.
A cura di Davide Falcioni
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Luca Orioli Marirosa Andreotta
Luca Orioli Marirosa Andreotta

A 37 anni di distanza dalla sera del 23 marzo 1988, la famiglia di Luca Orioli torna a chiedere giustizia. Il giovane, all’epoca 22enne, fu ritrovato morto insieme alla fidanzata Marirosa Andreatta, 20 anni, nel bagno dell’abitazione della ragazza a Policoro, in provincia di Matera. Un duplice decesso archiviato come incidente, ma che i familiari di Luca continuano a ritenere un omicidio irrisolto. "La richiesta di avocazione – spiega l’avvocato Antonio Fiumefreddo, legale della madre di Luca, Olimpia Fuina Orioli – si fonda sulla necessità di porre fine a oltre tre decenni di silenzi istituzionali, perizie manipolate, testimonianze mai escusse, intercettazioni ignorate e incongruenze investigative mai risolte. Due decessi che si sono voluti fare passare come incidente, ma è chiaro, e non solo a noi, che è stato un duplice omicidio".

L’istanza è stata presentata alla procura generale di Potenza, dopo l’ennesimo rigetto da parte della procura di Matera di riaprire l’inchiesta. Tra i punti critici evidenziati nel documento figura una lunga serie di atti istruttori che, secondo la famiglia, non sarebbero mai stati eseguiti o adeguatamente approfonditi: l’acquisizione dei tabulati telefonici del 23 e 24 marzo 1988, l’escussione di 28 testimoni chiave, la riesumazione dei corpi con tecniche medico-legali moderne come il body scan, e una perizia comparativa sui corredi fotografici per accertare possibili manomissioni della scena del crimine.

Particolare rilievo è stato dato anche al cosiddetto "falso in perizia Valecce", mai affrontato nel merito ma archiviato per decorrenza dei termini. "Non si può continuare a fingere che tutto sia già stato chiarito – denuncia Olimpia Fuina – le omissioni, i depistaggi e i silenzi non possono essere l’ultima parola sulla morte di due giovani. Lo Stato non può continuare a tacere, non può essere complice dell’oblio".

L’avvocato Fiumefreddo sottolinea come la Procura generale di Potenza sia ora chiamata a valutare se esistano i presupposti per avocare a sé l’indagine, evidenziando le "gravi lacune nell’operato della Procura di Matera". Già nel 1994 la perizia Umani Ronchi aveva accertato elementi compatibili con una morte violenta. Nella più recente istanza, il legale ha parlato di “una vicenda incredibile, in cui depistaggi e falsità l’hanno fatta da padroni”, aggiungendo che "l'inchiesta, più volte archiviata e riaperta, non è mai giunta a un reale punto fermo", lasciando irrisolta "la terribile verità che si nasconde dietro l’eccidio di due ragazzi".

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