Famiglia del bosco, il padre è entrato nella nuova casa: chiesto un rapido ricongiungimento coi figli

Nathan Trevallion ha varcato ieri la soglia della “Casetta di Nonna Gemma”, la struttura messa a disposizione dall’imprenditore Armando Carusi per ospitarlo mentre proseguono i lavori nella casa di contrada Mondola. All’arrivo, coi tanti cronisti che lo attendevano ha mantenuto toni sobri: "È perfetta, sì", ha detto; poi un commento più sommesso, quasi per orientarsi nel nuovo contesto: "Bello qua… molto bello". Sulle prospettive a breve termine ha aggiunto soltanto: "Speriamo che si risolve… vediamo questa settimana". Prima di allontanarsi, ha chiuso i contatti con la stampa con un breve saluto: "Thank you. I have no further comments to make at this time". Insomma, da parte dell'uomo nessun altro commento.

Il ricorso d’urgenza: i sei punti contestati e la richiesta alla Corte d’Appello
L’ingresso nella nuova casa coincide con un passaggio decisivo sul piano giudiziario. I legali della famiglia, Marco Femminella e Danila Solinas, hanno depositato un ricorso strutturato su sei punti: violazione del diritto all’assistenza linguistica, idoneità della casa, questione degli esami medici, percorso di istruzione, socialità dei minori ed esposizione mediatica. Gli avvocati hanno presentato una richiesta d’urgenza per la sospensione immediata dell’efficacia dell’allontanamento ritenendo che la misura stia producendo un trauma sia per i tre bambini sia per i genitori. I legali, insomma, chiedono che il ricongiungimento del nucleo familiare sia più rapido possibile.
La Corte d’Appello dell’Aquila dispone ora di 60 giorni per pronunciarsi.
Nel ricorso si sostiene che Nathan e Catherine, con conoscenza limitata dell’italiano, non fossero in condizione di comprendere appieno i tecnicismi del provvedimento iniziale. Si contesta anche la lettura sugli esami medici: secondo la difesa, i genitori non rifiutavano accertamenti, ma chiedevano garanzie di tutela psicofisica tipiche degli ordinamenti anglosassoni. La parte relativa all’idoneità della casa viene affrontata precisando che i genitori hanno già avviato le pratiche per realizzare i servizi igienici mancanti e ampliare gli spazi, mentre l’immediata disponibilità a trasferirsi nella struttura offerta da Carusi eliminerebbe ogni ostacolo legato alla sicurezza ambientale.
Per quanto riguarda l’istruzione, vengono presentati documenti che attestano un percorso di educazione parentale conforme alla normativa. L’accusa di isolamento sociale viene respinta citando rapporti con coetanei e adulti, pur in un contesto non urbano. Sull’esposizione mediatica, la difesa parla invece di un tentativo, mal interpretato, di mostrare la quotidianità familiare.
La posizione dei legali sulla nuova sistemazione
Gli avvocati hanno definito l’accettazione dell’immobile da parte della famiglia non un arretramento ma "un passo avanti" necessario per superare le criticità igienico-sanitarie rilevate nella casa originaria. Sostengono inoltre che il reclamo contro l’ordinanza abbia permesso di illustrare "in maniera tecnica e particolareggiata" tutti gli aspetti ritenuti pregiudizievoli e chiariscono che il cambio di difensore è da interpretare come una revoca, non come una rinuncia. L’obiettivo resta il ricongiungimento familiare.
La casa e l’offerta del proprietario
La “Casetta di Nonna Gemma” è un’abitazione ristrutturata di recente, immersa nella pineta palmolese, dotata di bagno interno, camino, cucina attrezzata, pozzo e spazi per gli animali. Carusi, che ha deciso di concederla gratuitamente per due mesi, racconta che Trevallion è apparso colpito dalla posizione e dalla sorgente naturale vicina. "È rimasto molto affascinato dalla casa", ha dichiarato nei giorni scorsi, spiegando di aver condiviso numerose foto della struttura anche con la moglie di Nathan.
I lavori richiesti nella casa originaria
Parallelamente al trasferimento, la famiglia ha confermato l’impegno a completare la ristrutturazione del rudere di contrada Mondola, definito dal tribunale "fatiscente", con particolare riferimento al bagno esterno a secco e all’assenza di collegamenti fognari. La permanenza a Portella è dunque una soluzione temporanea, funzionale al ripristino delle condizioni richieste dalla magistratura per consentire il ritorno dei bambini nella loro abitazione.