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Cambiamenti climatici

Fallito l’obiettivo climatico di 1,5°C, Guterres: “Rischiamo di trasformare l’Amazzonia in una savana”

Il segretario generale ONU avverte: l’umanità ha fallito nel limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Guterres chiede un cambio di rotta immediato per evitare conseguenze devastanti su Amazzonia, Artico e oceani. “Il tempo è finito, ma possiamo ancora agire”.
A cura di Davide Falcioni
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L’umanità ha mancato l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C entro la fine del secolo. A lanciare l’allarme è António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, che in un’intervista esclusiva al Guardian e al media amazzonico Sumaúma ha riconosciuto come ormai sia "inevitabile" superare la soglia fissata dall’Accordo di Parigi. Le conseguenze, avverte, saranno "devastanti" per gli ecosistemi e le società umane.

A pochi giorni dalla Conferenza sul clima Cop30, che si terrà a Belém, nel cuore della foresta amazzonica, Guterres invita i leader mondiali a guardare in faccia la realtà: "Abbiamo fallito nel prevenire il superamento dei 1,5 °C. Continuare su questa strada significa mettere a rischio punti di non ritorno come l’Amazzonia, la Groenlandia o la barriera corallina".

Il rischio del punto di non ritorno

Il segretario generale ha sottolineato che la priorità assoluta deve essere cambiare direzione, riducendo drasticamente le emissioni nel più breve tempo possibile. In caso contrario, interi ecosistemi potrebbero collassare: l’Amazzonia rischia di trasformarsi in una savana, i ghiacci polari di sciogliersi irreversibilmente, e gli oceani di perdere la loro capacità di assorbire anidride carbonica.

Gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi mai registrati. Eppure, nonostante gli avvertimenti degli scienziati e le promesse dei governi, gli impegni climatici restano insufficienti. Solo un terzo dei Paesi ha presentato i piani nazionali previsti dall’accordo di Parigi, mentre le riduzioni promesse delle emissioni non superano il 10%, contro il 60% necessario per mantenere la soglia critica.

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Un sistema climatico al collasso

Guterres ha affermato che il superamento della soglia di 1,5 gradi è ormai certo, ma non definitivo: con una svolta radicale a partire dalla Cop30, il riscaldamento potrebbe essere contenuto e riportato sotto controllo entro la fine del secolo. Per farlo, però, serve una mobilitazione senza precedenti, che metta fine alla dipendenza dai combustibili fossili e acceleri la transizione verso le energie rinnovabili. "La rivoluzione delle rinnovabili è già in corso – ha detto – e il futuro dei combustibili fossili è segnato. Non riusciremo mai a utilizzare tutto il petrolio e il gas già scoperti".

Il ruolo cruciale delle comunità indigene

Al centro della Cop30 ci sarà anche la voce dei popoli indigeni, considerati da Guterres "i migliori custodi della natura". Il Brasile presenterà un fondo da 125 miliardi di dollari per la protezione delle foreste tropicali, destinando una parte significativa direttamente alle comunità indigene, che gestiscono i territori con la biodiversità più ricca e i serbatoi di carbonio più efficaci.

Secondo il segretario generale ONU, i leader mondiali dovrebbero imparare da queste popolazioni il valore dell’equilibrio con la natura: "I politici spesso guardano solo ai problemi immediati, ma dimenticano che la nostra sopravvivenza dipende da una relazione armoniosa con la Terra".

Pur riconoscendo i limiti del sistema delle Cop, Guterres ha difeso il processo multilaterale: "L’alternativa sarebbe un caos globale. In un mondo senza regole, i ricchi e le grandi aziende si salverebbero, mentre il resto dell’umanità pagherebbe il prezzo dei disastri climatici". A un anno dalla fine del suo mandato, il segretario generale non ha nascosto un rimpianto: "Avrei voluto occuparmi prima del clima e della natura. Ma non rinuncerò mai al mio impegno per la difesa del nostro bene più prezioso: la madre Terra".

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