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Opinioni

È assurdo che ci sia davvero un dibattito sulla vicenda della famiglia nel bosco

Il benessere dei bambini viene prima delle scelte ideologiche dei genitori: è la legge, non cattiveria gratuita. Eppure siamo prigionieri da settimane di un dibattito surreale.
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Potremmo dirla così: se passi con l'automobile quando il semaforo è rosso, o superi i limiti di velocità, e ti ritrovi una multa nella cassetta della posta, non è un atto di crudeltà gratuita, né un provvedimento ideologico di un vigile urbano che odia gli automobilisti: è il Codice della Strada, semplicemente.

Allo stesso modo, c’è un articolo del Codice Civile, il 333 per la precisione, che dice, testuale, che:

Quando la condotta di uno o di entrambi i genitori non è tale da dare luogo alla pronuncia di decadenza prevista dall'articolo 330, ma appare comunque pregiudizievole al figlio, il giudice, secondo le circostanze, può adottare i provvedimenti convenienti e può anche disporre l'allontanamento di lui dalla residenza familiare, ovvero l'allontanamento del genitore o convivente che maltratta o abusa del minore.

Basterebbero queste poche righe per finirla qui, e smettere di dibattere inutilmente sul caso della famiglia nel bosco, quella della coppia di origine anglo-australiana con tre figli piccoli – nel caso foste appena tornati da un viaggio su Marte – che viveva in un casolare isolato nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti, senza energia elettrica, acqua corrente e servizi essenziali. E a cui il Tribunale dei Minori de L’Aquila ha sospeso la potestà genitoriale, trasferendo i tre minori, con la madre, in una struttura protetta, in attesa di un miglioramento delle condizioni materiali in cui vivono, e potranno continuare a vivere.

Giratela come volete, ma non c'è nulla di controverso, in questa decisione: è così che la legge deve funzionare, e in questo caso ha funzionato bene.

Ricapitolandola, in breve.

Se i servizi sociali, a seguito di un episodio di intossicazione da funghi velenosi, scoprono che i tre minori vivono in una casa isolata dal mondo, senza acqua potabile, con servizi igienici improvvisati, con le pareti umide, senza riscaldamento, e che questi bambini non frequentano nessuna scuola e non sono inseriti in nessun percorso formale di educazione parentale – i tre bambini non sanno leggere e la più grande dei tre a malapena sa scrivere il suo nome–  non possono, ma devono segnalare questi elementi al Tribunale dei Minori. E il Tribunale dei Minori deve applicare la legge. Lo ribadiamo: non per andare contro a una scelta ideologica, qualunque essa sia, ma per tutelare la salute e la crescita di tre minori.

Insomma, nessuno ha tolto i figli a nessuno né spezzato legami affettivi, visto che i bambini, in quella struttura protetta, stanno con la madre.

E nessuno vieterà in futuro alla famiglia di perseguire la propria scelta di vita, se questa non metterà a rischio la salute e lo sviluppo armonico di tre minori.

Perché, allora, ne stiamo parlando da settimane?

Perché un politico, un ministro della Repubblica, un vicepremier di nome Matteo Salvini, ha deciso di cavalcare questo caso, per ragioni puramente ideologiche. Nello specifico, per affermare che sull’educazione dei figli decidono solo mamma e papà. O meglio ancora: che le scelte dei genitori sono una fonte di diritto superiore a qualunque legge dello Stato. 

È un concetto che suona grottesco sulla bocca di un rappresentante dello Stato. Ma è un concetto che Salvini ha ribadito nei suoi auguri di Natale via social, affermando che "A Natale bisognerebbe essere più buoni. Ma oggi c’è qualcuno che è meno buono di altri e in questi minuti è in corso un atto di violenza e di cattiveria gratuita istituzionale, dello Stato italiano nei confronti di una famiglia, di una mamma, di un papà e di tre bambini".

È una posizione, quella di Salvini, che è figlia di una strategia politica ben precisa. Che strizza l’occhio al mondo integralista cattolico caro al leader leghista, che non vuole sia insegnata l’educazione sessuale a scuola. E che lo strizza pure ai no vax, che non vogliono che lo Stato ingerisca nelle loro scelte sanitarie. Ma che non ha alcun fondamento giuridico da opporre ai servizi sociali e al Tribunale dei Minori: non un singolo articolo del Codice Civile, non una singola interpretazione alternativa delle norme.

La strumentalizzazione sta tutta qua: prendere un caso di cronaca e far leva sugli aspetti emotivi della vicenda per affermare un principio ideologico, senza alcun attinenza coi riscontri fattuali della vicenda, senza alcun rispetto per i minori coinvolti, per dei professionisti che fanno il loro mestiere, per dei servitori dello Stato che applicano la legge, per la legge dello Stato stessa e per le istituzioni che rappresenti.

Che un intero Paese stia andando, da settimane, dietro a questa intemerata di Salvini dice molto, forse tutto, di cosa siamo diventati.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019) e"Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024). Il suo ultimo libro è "Il nemico dentro. Caso Paragon, spie e metodi da regime nell'Italia di Giorgia Meloni" (Rizzoli, 2025)
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