“Dall’Italia a Siviglia, da 15 anni vivo nella città più felice d’Europa”: la storia di Alberto

Alberto ha 39 anni, è nato e cresciuto in provincia di Varese, ma dal 2010 vive a Siviglia. Qualche settimana fa la città si è aggiudicata il primo posto della classifica delle città più felici d'Europa. Così abbiamo chiesto al nostro connazionale di raccontarci la sua storia e spiegarci cosa rende Siviglia un posto così speciale.
Quando e perché ti sei trasferito a Siviglia?
Sono originario della provincia di Varese e sono arrivato a Siviglia un po' per caso dopo aver girato diverse città della Spagna. A 19 anni sono arrivato a Valencia, poi per studio e lavoro mi sono trasferito a Barcellona, Malaga, Madrid e alla fine, dopo aver ricevuto una nuova opportunità lavorativa, mi sono fermato a Siviglia, dove ero già stato in precedenza per un master.
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Ora sono qui da 15 anni. Mi sono laureato in Geografia e, quando sono arrivato qui, mi sono dedicato anche a un progetto personale, il mio blog di consigli di viaggio per italiani. Così mi sono riconvertito al Marketing digitale, adesso mi occupo di questo, redazione di testi e contenuti, lavoro per un brand di abbigliamento che ha diversi store anche in Italia.
Perché hai scelto di stabilirti proprio a Siviglia?
Per motivi di lavoro, ma non solo. Avevo opportunità anche nelle altre città ma Siviglia è a misura d'uomo, non è una grande metropoli ed era una cosa che cercavo. Mi sono reso conto che a Madrid e Barcellona gli spostamenti erano molto lunghi e non mi piaceva molto.

Siviglia invece è una città di medie dimensioni, ma con una grande offerta culturale, gastronomica, monumentale. È possibile andare a piedi o in bici, la si gira facilmente senza auto o trasposti pubblici. E la vita è sicuramente più rilassante rispetto alla grande metropoli.
Negli ultimi anni il turismo è stato il motore dello sviluppo della città che è cambiata tantissimo. All'inizio, per esempio, c'erano pochissimi voli da e per l'Italia, ora ce ne sono tantissimi.
Conoscevi già la lingua? Come l'hai imparato?
Quando sono partito non sapevo lo spagnolo, l'ho imparato a Valencia. E in tutti questi anni in Andalusia il mio accento si è completamente trasformato. Anche la mia cadenza in italiano è cambiata, a volte mia mamma mi sgrida perché dice che quando parla non mi capisce! (ride, ndr).
Cosa ti piace e cosa non ti piace di Siviglia? Perché, secondo te, è stata eletta ‘città più felice d'Europa'?
Uno degli aspetti è sicuramente il modo di vivere qui, nel Sud della Spagna. Si passa tanto tempo all'aperto e c'è convivialità, si esce e si va nei bar tutti insieme, con gli amici, la famiglia.

Anche il clima gioca a favore, sempre che non sia estate. Il caldo è sicuramente un fattore negativo, nella stagione estiva è davvero insopportabile e mette in difficoltà la popolazione locale.
È anche una città molto ben servita e i trasporti pubblici funzionano perfettamente. E lo stesso dal punto di vista della burocrazia, ho sempre fatto tutto con molta facilità. Hai proprio la sensazione di poter fare tutto semplicemente e in autonomia.
Quali sono i tuoi posti del cuore? Ci sono degli eventi particolari in città?
Sicuramente, ed è un classico, è la Plaza de España, per la sua grandezza e per quello che rappresenta per la città. Mi piace tantissimo anche passeggiare lungo il fiume Guadalquivir, da cui si vede il quartiere di Triana che anticamente era un paese a parte ed è rimasto molto autentico. Amo anche guardare il tramonto da Las Setas, è indubbiamente spettacolare.
Qui a Siviglia ci sono due eventi particolari. Il primo è la Semana Santa, quando la città praticamente si ferma per le processioni. Tre settimane dopo invece c'è la Feria de Abril, un evento più profano.
È difficile da spiegare, diciamo che si organizza una mega festa in una zona della città, si costruisce una sorta di ‘città fittizia', ci sono gazebo decorati con lo stile andaluso, le persone si vestono con i vestiti tradizionali, si mangia, si beve, si canta e si balla flamenco.
Come ti sei trovato con le persone?
Qui sono tutti apertissimi, vogliono socializzare e ti includono sempre. È una cosa sicuramente positiva, soprattutto per il primo impatto, ti aiutano molto. Però da italiano del Nord e dopo 15 anni a volte mi manca stare un po' per i fatti miei (ride, ndr). Forse questa è una delle cose che mi manca della provincia di Varese, così come il paesaggio boschivo che qui non c'è.
E con il cibo?
Molto bene, e dopo tutto questo tempo ho cambiato tantissimo la mia dieta, non mangio praticamente più come mangiavo in Italia. Ora faccio la colazione salata, per esempio, la pasta la mangio una volta a settimana, se va bene.
A me piace moltissimo il salmorejo, una zuppa fredda di pomodoro, pane, aglio e olio, è una specialità tipica di Cordova, che è qui vicina, e d'estate è davvero il mio preferito.
Ti manca l'Italia e quanto spesso riesci a rientrare? Torneresti mai a vivere qui?
Non tornerei a vivere in Italia perché ormai qui ho casa, lavoro, il mio cane, mi sono stabilito qui. Non mi pento in assoluto, ma non sono una di quelle persone che denigra il nostro Paese. Sono arrivato qui da giovane per fare esperienze diverse, sono capitato qui e alla fine sono rimasto. Ho sentito che qui stavo bene ma poteva succedere anche in un'altra città italiana.
Riesco a tornare in Italia anche più di due volte all'anno, perché vengo per lavoro, ma per rilassarmi e stare con la mia famiglia solo due volte all'anno. E, quando possono, i miei familiari vengono a fare una scappata.