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Emergenza lavoro

“Dal Sud in Veneto per lavoro, a 55 anni vivo al limite della povertà. Non vedo i miei figli da un anno”

Deborah, 55 anni, ha raccontato la sua storia di precarietà lavorativa. “Ho lasciato Salerno per trasferirmi in Veneto e trovare lavoro dopo la separazione da mio marito ma per noi over 50 non c’è nulla. I miei figli? Vivono con il padre, altrimenti non avrei potuto sfamarli”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Costretta a lasciare la propria città d'origine, nel Sud Italia, dopo la separazione dal compagno per cercare lavoro. La partenza nel 2018, poi una serie di lavori a tempo determinato e l'impossibilità di tornare al Sud a causa delle difficoltà economiche. Deborah, 55 anni, ha raccontato a Fanpage.it la sua storia. "Nel 2018 mi sono trasferita in provincia di Treviso per cercare lavoro e l'ho deciso dopo la separazione da mio marito – ha raccontato -. Prima di allora mi ero dedicata alla crescita dei miei figli e alla mia famiglia, era stata una mia scelta, ma poi c'è stata la necessità di lavorare. Ho iniziato a iscrivermi alle agenzie per trovare un impiego, ma non si apriva alcuna strada".

Con tanta fatica, Deborah era riuscita a trovare un lavoro in un agriturismo. "Ci ho lavorato per un anno – ha spiegato – ma sempre in nero. Sono stata sfruttata e sottopagata senza neanche un contratto. Con i soldi che guadagnavo dovevo anche pagarmi l'affitto di una stanza all'interno della struttura stessa: 600 euro per una camera, un bagno e un fornello per cucinare qualcosa. Il datore di lavoro mi chiamava a tutte le ore del giorno e della notte. Una volta gli dissi che avevo già svolto tutte le ore previste nel mio turno e lui mi rispose: ‘Qui lavoriamo, non ci si riposa'. Dopo un anno l'attività ha chiuso per fallimento e io ho dovuto ricominciare".

Con il reddito di cittadinanza, Deborah era riuscita a tirare avanti per qualche mese fino all'inizio del 2020, quando era stata selezionata per la prova in una fabbrica. "Assemblavo piccoli pezzi per gli elettrodomestici. Era la prima volta che lavoravo in un settore simile, quella era la mia prima esperienza in quel ruolo e non ero veloce, ovviamente. Dopo 5 giorni mi hanno detto che non potevo continuare perché ero ‘troppo lenta'. Ho provato a spiegare che in 5 giorni non potevo imparare il lavoro che si fa abilmente dopo mesi e che in ogni caso le persone non hanno la capacità di assemblaggio di un robot. Nonostante le mie spiegazioni non c'è stato niente da fare e dopo 5 giorni ho dovuto lasciare il posto perché pretendevano che in un'ora assemblassi 500 pezzi".

"Mi sono rimessa a cercare e tramite qualche amico sono riuscita a trovare un annuncio di lavoro in un'azienda di San Donà, in provincia di Venezia. Io avevo bisogno di lavorare, così mi sono presentata al colloquio. Lì i risultati erano ottimi: avevo a che fare con le persone, mi occupavo di colloqui informativi e tecnici per trovare clienti che volessero accedere al bonus 110% nell'edilizia. Ci sono rimasta per nove mesi, poi il contratto è scaduto e non mi è stato rinnovato. A distanza di qualche mese, l'azienda mi ha ricontattato per altri 6 mesi di lavoro, poi però lo Stato ha bloccato tutto e io sono rimasta di nuovo senza un impiego e senza un reddito".

Deborah ha riferito di aver smesso di lavorare nel febbraio del 2023. "Sono riuscita ad accedere al sussidio di disoccupazione per qualche tempo, poi ho ricominciato con i colloqui. Ogni volta era un buco nell'acqua. Mi dissero che il problema era la mia poca esperienza e la mia età. La domanda a quel punto mi è sorta spontanea: come posso fare esperienza se nessuno mi assume?".

Secondo quanto raccontato dalla 55enne, a complicare ulteriormente la situazione per i lavoratori over 50 sarebbe il quantitativo di tasse che gli imprenditori non sarebbero disposti a pagare. "Ho domandato come mai. Ricordo benissimo che con la legge Fornero sono previste agevolazioni per le aziende che assumono persone over 50. Dall'agenzia di collocamento mi hanno riferito però che i contratti devono essere di 12 o 18 mesi: troppo per le tasse, non conviene. Mi sono chiesta come possiamo uscire da questa situazione se nessuno ha intenzione di occuparsene. ‘È un cane che si morde la coda, lei ha ragione', mi hanno risposto dall'agenzia".

"Oltre all'assenza di lavoro, in Italia bisogna fare i conti con buste paga da fame – ha continuato Deborah -. Sarebbe già tanto averne una, ma purtroppo è così. Mi dispiace dirlo e non capisco se questo problema riguardi solo il nostro Paese. Tra affitto, spesa e utenze da pagare si arriva a metà mese che lo stipendio è già finito. Una situazione da brividi".

"Da giovane ho lavorato in nero, ma erano tutti lavoretti fatti per avere qualche soldo in tasca. Quando mi sono sposata ho scelto di occuparmi della mia famiglia e poi c'è stata la separazione. Nel momento in cui ho ricominciato a cercare lavoro, sono capitata nuovamente in un impiego a nero. Cosa potevo fare? Dopo un anno l'agriturismo nel quale stavo lavorando ha chiuso e adesso mi ritrovo a vivere in un altro B&b perché pagare l'affitto di una casa costa troppo. Sono ai limiti della povertà in questo momento".

Deborah si trova ancora a Treviso, anche se i figli vivono a Salerno, sua città d'origine. "Ho 5 figli, la prima ha 23 anni, il secondo 22 e la terza 19 anni. I più piccoli hanno 16 e 13 anni, sono ancora minorenni. Per fortuna vivono con il papà, perché se mi avessero seguita non avrei saputo neppure come sfamarli. Purtroppo non li vedo da un anno perché tornare al Sud costa troppo e tra l'affitto da pagare e l'assenza di un lavoro non posso permettermi il treno. Il mio sogno in questo momento sarebbe trovare un impiego a Salerno, riuscire a riavvicinarmi ai miei figli"

"L'unico modo per trovare un lavoro in questo momento sarebbe andare all'estero, ma non voglio allontanarmi ulteriormente – ha spiegato -. Sono arrivata a Treviso per un impiego e i risultati sono stati scarsi. Andare all'estero è un'opzione se hai 20 anni e puoi raccontarti che quella è un'esperienza temporanea, ma io ho 55 anni e vorrei vivere un po' di tranquillità, seppur lavorando. Vorrei che le storie delle persone come me e dei lavoratori della categoria di operai, commessi e impiegati arrivassero alla politica. Le nostre difficoltà e i sacrifici degli over 50 non vengono apprezzati. Non troviamo lavoro e se lo troviamo non siamo retribuiti dignitosamente, con oneri e contributi".

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un'immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.

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