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Storie di italiani all'estero

“Da Torino a Los Angeles per inseguire un sogno”: la storia di Tommaso e Teresa, italiani in California

Tommaso e Teresa, 36 e 34 anni, si sono conosciuti a Torino e nel 2022 la loro comune passione per la California li ha portati a trasferirsi a Los Angeles. Da quasi tre anni vivono qui con le loro due bambine, una nata in Italia, l’altra nata un anno fa negli Usa. “Siamo arrivati qui nell’ottobre 2022, la storia è parecchio lunga. Ci sono state difficoltà iniziali ma era il nostro sogno”, hanno raccontato a Fanpage.it.
A cura di Eleonora Panseri
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Tommaso e Teresa, 36 e 34 anni, si sono conosciuti a Torino e nel 2022 la loro comune passione per la California li ha portati a trasferirsi a Los Angeles. Da quasi tre anni vivono negli Usa con le loro due bambine, una nata in Italia, l'altra nata un anno fa, e raccontano la loro quotidianità sui social.

"Ci siamo trasferiti nell'ottobre del 2022 e la storia è parecchio lunga. Chiaramente ottenere un visto lavorativo non è proprio semplice ma il trasferimento lo abbiamo davvero voluto e cercato tanto", hanno raccontato a Fanpage.it.

Quando e perché vi siete trasferiti a Los Angeles?

Tommaso: Siamo arrivati qui perché l'azienda per cui lavoravo in Italia e lavoro ancora è americana, mi hanno dato il trasferimento. Ci abbiamo messo circa quattro anni, in mezzo c'è stato il Covid, prima di riuscire effettivamente ad avere il visto.

Tommaso e Teresa insieme alla loro bimbe.
Tommaso e Teresa insieme alla loro bimbe.

Perché avete scelto proprio Los Angeles? 

Tommaso: All'inizio volevo andare a San Francisco però a livello lavorativo aveva più senso venire qui. Non ci sarebbe stato nessun problema a chiedere il trasferimento in un altro posto, ma sarebbe costato di più.

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Teresa: Io invece volevo proprio venire a Los Angeles (ride, ndr). Anche San Francisco mi piace molto ma il mio sogno era trasferirmi qui.

E da dove è nato il vostro amore per la California?

Tommaso: Sono un informatico, faccio il programmatore e tutto è partito da un articolo che mi fece leggere molto tempo fa un mio collega. Raccontava la storia di un ragazzo che era finito in Silicon Valley a lavorare per la Dreamworks. Nell'articolo diceva: "Cercano i migliori e ti trattano anche come il migliore". Da lì ho iniziato ad avere il pallino.

Teresa: Non so per me da cosa sia nato, forse dalle serie tv, dal fatto che è una città molto artistica e io sono una designer. Che poi, in verità, quando ci siamo conosciuti, Tommaso non voleva lasciare l'Italia.

Dove e quando vi siete conosciuti?

Tommaso: A Torino, la città dove sono nato e rimasto fino ai 33 anni.

Teresa: Stiamo insieme da 14 anni, ci siamo conosciuti grazie ad amici in comune quando io ne avevo 19 e lui 21. Io avevo appena finito il liceo e sognavo di trasferirmi.

Avevo studiato fashion design e volevo andare all'estero. Poi negli anni mi era un po' passata, pensavo alla famiglia, a cui sono molto attaccata. Sono calabrese di origini e sono molto legata alla mia terra, anche se mi sono trasferita da bambina a Torino.

Avete avuto delle difficoltà? 

Teresa: Alle persone che ci chiedono: ‘Mi consigli di trasferirmi lì?' rispondiamo che non dobbiamo essere noi a dirlo perché è un passo davvero difficile, ci si sposta dall'altra parte del mondo e sei da solo. Ce ne siamo accorti subito.

Per esempio, quando siamo arrivati, avevamo preso in affitto un b&b per i primi mesi e la casa era sporchissima. In quella situazione ci siamo dovuti arrangiare, non avevamo i genitori e non conoscevamo nessuno.

Teresa e Tommaso in una foto del 2016.
Teresa e Tommaso in una foto del 2016.

Tommaso: All'inizio è davvero complicato. Per fare un esempio, forse banale, non abbiamo trovato subito i prodotti, il cibo, a cui eravamo abituati. Anche se, con il passare del tempo, la vita diventa come quella ‘a casa'.

Il trasferimento è stato pesante? 

Teresa: La mia preoccupazione principale era per nostra figlia, la più grande aveva 3 anni e mezzo quando ci siamo trasferiti. Era tanto attaccata ai parenti in Italia ed è anche molto timida. Abbiamo deciso di mandarla subito a scuola per sbloccarla con la lingua e all'inizio non capiva, anche se ha avuto una maestra carinissima e dopo un paio di mesi si è tranquillizzata.

Tommaso: Sì, è stato molto pesante all'inizio, non possiamo dire il contrario. Soprattuto, per capire come fare tutto, c'erano davvero tanti passaggi. I primi mesi sono stati duri, anche per nostra figlia che non riusciva ad ambientarsi.

Comunque, devi pensare che sei un immigrato e devi avere un sacco di documenti. Devi trovare una casa senza una storia di credito, non avevo buste paga da mostrare. Noi l'abbiamo trovata dopo un mese ma non è scontato trovare qualcuno che ti prenda in affitto in un tempo così breve.

Quali sono le cose che vi piacciono di più della vita lì?

Tommaso: Sicuramente il clima, anche quando fa tanto caldo si sente meno che in Italia. L'estate a Torino è invivibile. E anche l'inverno è una buona stagione. Siamo vicini all'Oceano che non è un mare balneabile però in 25 minuti siamo in spiaggia e questo, secondo me, è da tenere in considerazione.

Un'altra cosa che mi piace tanto è la serenità, le persone a Los Angeles sono più rilassate, più amichevoli e aperte. Se le guardi, può capitare che ti salutino e ti chiedano come stai senza conoscerti. Anche se per creare un rapporto vero ci si mette molto più tempo.

In che senso?

Tommaso: Gli americani sono meno interessati ai rapporti stretti, sono abituati a spostarsi, a cambiare città, Stato. Noi di solito usciamo con altri immigrati, abbiamo amici italiani, argentini. Solo due sono americani: il marito e la moglie di due italiani.

Teresa: C'è da dire che hanno anche dei ritmi diversi dai nostri. Si svegliano e vanno a dormire presto. E con gli italiani magari riesci a dire: ‘Vieni a prendere un caffè a casa', cosa che per un americano è strana.

Tommaso e Teresa insieme alla loro bimbe.
Tommaso e Teresa insieme alla loro bimbe.

Quali sono i lati negativi?

Teresa: Il lato negativo è l'essere da soli. Non avere famiglia, gli amici che ti crei solo con il tempo. Quando ho partorito un anno e mezzo fa, per esempio, i nostri genitori sono venuti a trovarci solo una settimana dopo. E non sapevamo a chi affidare la nostra prima figlia, visto che il parto è avvenuto sabato, in anticipo, e la scuola era chiusa.

Altre cose, invece, le sapevamo prima di arrivare qui, il fatto che fosse un posto caro, la questione delle armi, ma dipende molto dal modo in cui una persona si approccia alle cose e dalla volontà che hai di adattarti. Era quello che volevamo, il nostro sogno, e ci eravamo informati bene prima. Anche se vivere qui è davvero un'altra cosa.

Tommaso: Sì, se parti perché hai un sogno, sono davvero poche le cose che possono rovinarlo.

Vi manca l'Italia? 

L'Italia no, ci mancano le persone, soprattutto la famiglia. Riusciamo a tornare un, due volte l'anno, anche per le bambine e per farle stare con i nonni. Se avessimo qui amici e famiglia sarebbe perfetto.

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