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Covid 19

Covid, contagi in aumento: perché è importante riprendere a vaccinarsi secondo l’immunologo Gorini

L’immunologo Giacomo Gorini: “Sarei estremamente sorpreso da uno scenario simile all’inverno 2020/2021. L’ipotesi più probabile è che, se la popolazione si vaccinerà, continueremo a condurre una vita normale”.
Intervista a Dott. Giacomo Gorini
Immunologo
A cura di Davide Falcioni
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Il Covid sta rialzando la testa. Dopo una primavera e un’estate relativamente tranquille il virus sta tornando a circolare e nell’ultima settimana secondo l’Istituto Superiore della Sanità sono stati registrati almeno 21.309 nuovi casi, in significativo aumento rispetto agli 14.866 di sette giorni fa (+44%). L’incidenza è salita a 36 casi per 100 mila abitanti rispetto ai 25 della scorsa settimana. Cresce anche l’occupazione dei letti in area medica attestandosi al 3% (era al 2,7% la scorsa settimana) con un totale di 1.872 ricoverati, mentre contestualmente aumenta l’occupazione delle terapie intensive (0,6% rispetto allo 0,4% della precedente rilevazione) dove sono ricoverate 49 persone.

Insomma, se è vero che è ancora molto presto per allarmarsi, è altrettanto vero che in vista dell’autunno e dell’inverno sarà bene non abbassare la guardia e riprendere a vaccinarsi. Non a caso nei giorni scorsi Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha invitato le persone più vulnerabili a sottoporsi a una nuova dose di richiamo. "L'aumento dei ricoveri e dei decessi dimostra che il Covid-19 è qui per restare e che continueremo ad avere bisogno di strumenti per combatterlo".

Fanpage.it ha interpellato il dottor Giacomo Gorini, immunologo che ha lavorato al National Institutes of Health del governo statunitense, collaborando con il team del professor Anthony Fauci, poi a Cambridge e infine ad Oxford, in cui ha fatto parte del gruppo che ha sviluppato il vaccino anti Covid-19 distribuito da AstraZeneca. Gorini è inoltre autore – per Piemme – del saggio Malattia Y. Dal vaccino alle nuove frontiere della medicina.

Il dottor Giacomo Gorini
Il dottor Giacomo Gorini

Dottore, nell'ultima settimana si registrano 21.309 nuovi casi, in significativo aumento rispetto alla scorsa settimana. A cosa si deve questo aumento dei contagi?

L'aumento dei casi che si sta registrando in Europa si può spiegare in parte con le caratteristiche intrinseche di questo virus, che continua a mutare, in parte con i comportamenti della popolazione. Durante la stagione estiva le persone hanno comprensibilmente abbassato la guardia così il coronavirus è potuto tornare a circolare, complice anche un calo della protezione conferita dai vaccini dopo molti mesi dall'ultima dose. Insomma, quello a cui stiamo assistendo è il frutto del combinato disposto tra le caratteristiche del Sars-CoV2  e i nostri comportamenti individuali e sociali.

Questi numeri devono preoccuparci?

Possiamo aspettarci un aumento delle ospedalizzazioni nelle prossime settimane. Tuttavia non ci sono dati che dimostrano che le nuove varianti causino malattie più gravi rispetto a quelle precedenti.

Non è vero quindi che la variante Eris ha una maggiore capacità di infettare i polmoni?

Per quanto riguarda questa variante i dati di cui al momento disponiamo sono stati ottenuti su modelli animali. Tuttavia non necessariamente quello che osserviamo sui criceti si ripropone allo stesso modo sugli esseri umani. I dati epidemiologici finora a nostra disposizione non indicano che la variante Eris è più pericolosa su una popolazione immunizzata in modo eterogeneo, cioè che abbia ricevuto il vaccino e sia venuta a contatto con il virus. Sta emergendo anche un'altra variante, BA.2.86 (Pirola); anche in questo caso il virus in vitro presenta delle mutazioni che la renderebbero particolarmente sfuggevole, ma continuiamo ad osservare che un'immunità eterogenea dona una buona protezione da malattia grave e morte. I dati preliminari sui vaccini aggiornati contro la variante Pirola inoltre sono molto promettenti, ma è difficile prevedere quando arriveranno al pubblico.

Riepilogando: i dati disponibili sulla variante Eris riguardano studi in vitro, mentre il comportamento del virus con persone vaccinate e precedentemente infettate può essere diverso. È così?

Esatto. Il comportamento può essere molto diverso. Non torneremo alle situazioni dell'inverno 2020, tuttavia è importante capire che il virus continua a mutare. Le persone più a rischio, cioè soprattutto anziani e soggetti fragili, dovrebbero tenere il loro sistema immunitario allenato con le vaccinazioni.

Le persone dovrebbero anche tornare a indossare le mascherine il prossimo autunno e inverno?

Consiglio di attenersi alle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie, ad esempio l'ISS nel caso dell'Italia. Personalmente, comunque, ritengo che indossare una mascherina in luoghi particolarmente sensibili come ospedali e case di risposo sia un comportamento di assoluto buon senso. Tuttavia ribadisco: la priorità è che le persone più a rischio si vaccinino.

In questo quadro che inverno ci attende?

Non siamo in grado di prevedere con esattezza come sarà il prossimo inverno e sarei estremamente sorpreso da uno scenario simile all'inverno 2020/2021. L'ipotesi più probabile è che, se la popolazione si vaccinerà, continueremo a condurre una vita normale.

Questa pandemia avrà mai una fine?

Secondo me non riusciremo a fermare la circolazione di questo virus. L'importante, tuttavia, sarà tenere sotto controllo il numero dei decessi e non sovraccaricare le strutture sanitarie. Il Covid, come tutte le malattie, va trattata sul serio: possiamo evitare scenari catastrofici solo continuando a immunizzare la popolazione, soprattutto quella più fragile. Insomma, la palla ora è nel nostro campo.

Lei ha 34 anni. Si vaccinerà?

Sì, lo farò senz'altro.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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