Caso Resinovich, cosa non torna sulla testimonianza dell’ex ristoratore sui sacchi neri chiesti da Liliana

Da giorni non si fa altro che parlare di un ristoratore tristino, Alfonso Buonocore, che avrebbe raccontato che Liliana Resinovich, prima di sparire nel nulla nel dicembre di 4 anni fa, gli avrebbe chiesto dei sacchi neri per l'immondizia. La testimonianza non è da poco, se si considera che le indagini sulla morte della 64enne, per la quale è indagato per omicidio il marito Sebastiano Visintin, sono ancora in corso, dopo che per lungo tempo il suo era stato considerato un caso di suicidio. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa sta succedendo.
La testimonianza dell'ex ristoratore registrata da Visintin
Nei giorni scorsi il quotidiano Il Piccolo ha pubblicato una testimonianza del signor Buonocore, ex titolare di una pizzeria in via Nordio a Trieste, il quale ha svelato la richiesta che la 64enne gli avrebbe fatto prima della scomparsa. Dichiarazioni, queste, che il ristoratore ha fatto anche a Sebastiano Visintin, che ha raggiunto lo scorso 22 novembre e a cui ha raccontato che lui e la donna – "non ricordo precisamente l'anno, c'era il Covid, tra il 2019 e il 2020" – si erano incontrati fuori dal suo ex locale, ora non più sotto la gestione di Buonocore, mentre lo stesso Sebastiano stava parcheggiando nelle vicinanze. Visintin ha registrato la testimonianza. "Io vado fuori con un sacco delle immondizie, con dei sacchi neri, li porto nei bottini e quando io torno lei mi dice, Alfonso, mi vendi un sacco nero? Io vado in magazzino e le do questo sacco nero", dice, aggiungendo che dopo "la mattina dopo lei torna ma non entra, sta fuori sul marciapiede e mi chiede: mi dai ancora un sacco nero?. Così glielo vado a prendere. Siccome era freddo, era fine novembre, dico: vieni dentro e ti faccio un caffè. Lei entra e mi dà 50 centesimi per i due sacchi neri. Le ho detto Lascia stare che lo metto in conto a Sebastiano, e lei mi dice: no, ti prego, non parlare con nessuno".
Cosa non torna sulla vicenda dei "sacchi neri"
La dichiarazione di Buonocore potrebbe essere considerata a favore della tesi del suicidio della donna, che – ricordiamolo – fu trovata con un sacco nero intorno alla parte superiore del corpo e uno ad avvolgerle le gambe. Tesi che per molto tempo è stata considerata quella più accreditata. Tuttavia, i dubbi non sono pochi. In primis, quello relativo alla tempistica. Perché l'ex pizzaiolo ha aspettato quattro anni per raccontare questo episodio? Lui stesso a Il Piccolo ha spiegato che "allora un amico carabiniere, informalmente, mi consigliò di farmi gli affari miei e di starmene fuori da questa storia". Poi, guardando la Tv, l’uomo avrebbe capito che "questo caso non è ancora risolto, e così ho deciso di andare da Sebastiano". Altro elemento strano è che l'ex pizzaiolo afferma di aver dato i sacchi a Liliana a fine novembre del 2019 o del 2020, ma la donna è scomparsa un anno dopo e il cadavere è stato ritrovato a gennaio 2022.
Inoltre, Buonocore ha anche rivelato al quotidiano che quei sacchi neri erano di una particolare tipologia, "non erano quelli che si comprano arrotolati ma quelli spessi che io compravo in pacchi grandi da una ditta che mi sembra sia di Grado, e che vengono venduti ripiegati in quattro". L’ex pizzaiolo avrebbe conservato dei sacchi provenienti dallo stesso lotto di quelli consegnati a Liliana, precisando di "non avere la certezza" si tratti dello stesso tipo rispetto a quelli trovati addosso alla salma. Saranno ora gli inquirenti a decidere se effettuare o meno la comparazione.
L'avvocato di Sergio Resinovich: "Cordino reperto cruciale"
Sulla vicenda è intervenuto anche Nicodemo Gentile, legale che rappresenta il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, che ha acceso i riflettori su un altro elemento: "Il vero elemento che continua a sollevare interrogativi serissimi non sono i sacchi neri, tra l'altro privi di qualsiasi impronta di Liliana, ma il cordino: un reperto cruciale, mai spiegato in modo convincente. Sarebbe opportuno che, su quel punto, il marito di Liliana facesse definitivamente chiarezza. Solo allora si potrà, insieme, orientare l'attenzione verso pizzaioli che resuscitano circostanze ammuffite e traballanti e l'individuazione del carabiniere fantasma di cui si discute in queste ultime giornate", ha concluso. Le indagini continuano.