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Corte UE, multa da 25 milioni all’Italia: mancano le fogne in 100 città

La Corte di Giustizia Europea ha inflitto all’Italia una sanzione di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ulteriore ritardo, per la mancata messa a norma di più di 100 centri urbani o aree sprovviste di reti fognarie adeguate o sistemi di trattamento delle acque reflue.
A cura di Davide Falcioni
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La Corte di Giustizia Europea ha inflitto all'Italia una sanzione di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ulteriore ritardo, per la mancata messa a norma di più di 100 centri urbani o aree sprovviste di reti fognarie adeguate o sistemi di trattamento delle acque reflue. Le inadempienze riguardano soprattutto Sicilia, Calabria e Campania. Il nostro paese era stato già condannato dalla Corte UE sei anni fa e deferito per la seconda volta dalla Commissione europea per una procedura di infrazione cominciata nel 2004, ma le multe inflitte si sono rivelate vane. A più di 6 anni di distanza dalla prima sentenza, spiega la Corte, il numero degli agglomerati non conformi è passato da 109 a 74, ma è comunque molto importante il ritardo nel seguire le disposizioni Ue, che si applicano dal 31 dicembre 2000. L’Italia, inoltre, è già stata condannata dai giudici europei per la gestione non adeguata delle acque di scarico urbane e ha in corso due procedure di infrazione per lo stesso motivo, una delle quali ha portato a una prima sentenza nel 2014.

Malgrado la multa inflitta all'Italia rappresenti una grave sanzione, soprattutto se sommata alle inadempienze già punite in passato, negli ultimi anni in seguito alla legge "Sblocca Italia" il Ministro dell'Ambiente ha nominato sei commissari straordinari per 94 interventi. Ciò non è comunque stato sufficiente, così nel aprile 2017 è stato nominato commissario unico il professor Enrico Rolle e tre mesi dopo sono stati presentati i cronoprogrammi che prevedono la messa a norma degli agglomerati entro il 2023.

I giudici della Corte Europea ritengono che l’inadempimento dell’Italia, oltre ad esser durato quasi sei anni, sia particolarmente grave per il fatto che l’assenza o l’insufficienza di sistemi di raccolta o di trattamento delle acque reflue urbane sono idonee ad arrecare pregiudizio all’ambiente.

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