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Coronavirus, il sindacato dei medici: “Gli specializzandi lavorano nei reparti senza mascherine”

Lo SMI (sindacato dei medici italiani): “C’è estrema necessità di DPI, di cui i medici in formazione sono sprovvisti. In un contesto come quello che stiamo vivendo, infatti, la presenza dei DPI deve essere garantita a tutti i medici che si trovano a contatto con pazienti potenzialmente infetti, sia per preservare l’incolumità dei medici stessi che per evitare di diventare vettori del virus”.
A cura di Davide Falcioni
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I medici in formazione, impiegati anche negli ospedali per fronteggiare l'emergenza coronavirus, sono spesso sprovvisti di dispositivi di protezione individuali come le mascherine. A denunciarlo è lo SMI, il sindacato dei medici italiani, che in una nota ricorda come a seguito del decreto del Presidente del Consiglio di domenica 9 marzo le attività didattiche di scuole e università siano state sospese, ma non i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, "ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie”.

Per far fronte all'epidemia sono necessarie forze fresche e motivate. Ragazzi e ragazze che hanno studiato medicina e potrebbero essere "buttati nella mischia" in tempi rapidi dando un contributo fondamentale ai loro colleghi da settimane in prima linea ed ormai esausti: “Come Area Formazione del Sindacato Medici Italiani, pur essendo consapevoli dell’importanza attribuita come professionisti dal Governo ai medici specializzandi e corsisti e pur riconoscendo l’imperativa necessità in questo momento storico di collaborare al mantenimento del SSN e al contenimento dell’emergenza, riteniamo fondamentale rammentare l’estrema necessità di DPI di cui anche i medici in formazione sono sprovvisti. In un contesto come quello che stiamo vivendo, infatti, la presenza dei DPI deve essere garantita a tutti i medici che si trovano a contatto con pazienti potenzialmente infetti, sia per preservare l’incolumità dei medici stessi che per evitare di diventare vettori del virus. È chiaro che questo discorso vale per tutti i medici, a prescindere dal loro contratto professionale o formativo".

Il sindacato dei medici italiani chiede per gli specializzandi "la fornitura dei DPI per poter continuare a svolgere la loro professione all’interno dei presidi ospedalieri, professione che è di carattere assistenziale come previsto dagli Artt. 37-38 del D. Lgs 368/99 e s.m.i. Per i corsisti, invece, riteniamo utile, qualora dovesse persistere l’assenza di fornitura di DPI, la sospensione delle attività pratiche, in virtù del fatto che il loro tirocinio si configura come attività clinica guidata. I corsisti, quindi, qualora continuassero a frequentare i presidi ospedalieri senza DPI avrebbero maggior rischio di contagio, a fronte di un minor vantaggio formativo e generando solo un minimo supporto assistenziale, sia per i limiti imposti dal loro differente inquadramento legislativo rispetto a quello degli specializzandi, sia per l’impossibilità di ottenere una esperienza specialistica nei reparti in cui svolgono il tirocinio stesso; infatti tale competenza richiederebbe una curva di apprendimento di anni, e non certo di alcuni mesi. A ciò si va ad aggiungere la riorganizzazione di alcuni presidi ospedalieri a seguito dell’emergenza, che ha comportato la sospensione delle attività ambulatoriali programmate e, quindi, l’impossibilità di usufruire di un’opportunità formativa importante per il corsista”.

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