video suggerito
video suggerito

Come si produce l’antidoto al botulino e perché per tutta Italia è conservato solo a Pavia

L’antidoto al botulino, prodotto da immunoglobuline equine, è conservato solo al Centro antiveleni di Pavia per garantirne sicurezza e tracciabilità. In caso d’emergenza, viene distribuito su richiesta tramite una rete gestita a livello nazionale.
A cura di Davide Falcioni
1 CONDIVISIONI
Immagine

La morte del 52enne napoletano Luigi Di Sardo, della 38enne sarda Roberta Pitzalis – ma anche le altre emergenze sanitarie in Calabria e Sardegna collegate a gravi intossicazioni da tossina botulinica – hanno riportato sotto i riflettori un aspetto poco noto ma cruciale dell'organizzazione sanitaria italiana: l'antidoto contro il botulino non è disponibile in modo capillare in tutto il Paese bensì è conservato in un’unica sede nazionale, il Centro antiveleni IRCCS Maugeri di Pavia. Non si tratta di una semplice scelta logistica, ma di un modello centralizzato che riflette l’estrema delicatezza del farmaco e le complessità legate alla sua produzione e distribuzione.

Un antidoto prodotto dall'immunizzazione dei cavalli

Il rimedio contro la tossina botulinica è un siero antitossina, in grado di neutralizzare l’azione del Clostridium botulinum, batterio che produce uno dei veleni naturali più potenti conosciuti. Il principio attivo del siero è costituito da immunoglobuline policlonali, ottenute attraverso l’immunizzazione di cavalli con dosi inattivate della tossina. Gli animali sviluppano anticorpi che vengono poi estratti, purificati e inattivati, garantendo così un farmaco sicuro ed efficace.

Questo processo di produzione è altamente specializzato, richiede tempo e non può essere industrializzato su larga scala. Il siero è infatti classificato come farmaco a "uso eccezionale", destinato quindi a situazioni cliniche molto rare e gravi. Per questa ragione, la sua distribuzione è regolata da protocolli centralizzati, che coinvolgono il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e la Farmacia Militare, incaricati di gestire qualità, sicurezza e tracciabilità.

Immagine

Perché l'antidoto è conservato a Pavia

La decisione di centralizzare a Pavia la conservazione dell'antidoto non è frutto del caso. Il Centro antiveleni pavese è la struttura di riferimento nazionale per la gestione del botulismo, ed è dotato di sistemi certificati di conservazione a temperatura controllata, personale specializzato e procedure di risposta immediata. A Pavia, queste condizioni sono garantite 24 ore su 24.

In base alle direttive del Ministero della Salute, nessun ospedale può conservare il siero in autonomia. Solo in casi eccezionali – come l’episodio di Cosenza – può essere autorizzata una scorta temporanea presso una struttura sanitaria locale. La logica è quella di prevenire usi impropri o deterioramenti del farmaco, assicurando che ogni dose venga utilizzata solo quando effettivamente necessaria.

Cosa succede in caso di emergenza

Quando un ospedale rileva un sospetto caso di botulismo, viene immediatamente attivata una procedura di emergenza. Il primo passo è il contatto diretto con il Centro antiveleni di Pavia, che valuta la situazione clinica. Se il caso è confermato, parte la richiesta ufficiale al Ministero della Salute per la distribuzione dell'antidoto.

Il siero può essere prelevato dal deposito centrale o da uno dei centri logistici temporanei, come la Farmacia Militare di Taranto, e viene spedito con la massima urgenza, spesso utilizzando mezzi aerei del 118 o della Protezione Civile. La centralizzazione non è solo una questione di efficienza, ma una scelta strategica di sicurezza sanitaria. Garantisce che ogni dose sia tracciabile, che la somministrazione sia autorizzata solo da specialisti, e che il sistema possa reagire in modo coordinato anche in caso di emergenze multiple.

L’Italia partecipa inoltre a un sistema internazionale di allerta rapida per le tossinfezioni, che consente di condividere dati con le autorità europee in tempo reale. Questo permette di anticipare rischi e di mobilitare rapidamente l’antidoto anche al di fuori del territorio nazionale, se necessario.

Insomma, la custodia dell’antidoto in un solo punto non rappresenta una fragilità, ma una precisa scelta di rigore scientifico e organizzativo, che consente all’intero Paese di affrontare con prontezza una delle minacce tossicologiche più gravi.

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views