video suggerito
video suggerito
Femminicidio Cinzia Pinna

Cinzia Pinna, Ris tornano in casa di Ragnedda. Interrogato il giardiniere: “Estraneo ai fatti e lo ha spiegato”

I Ris sono tornati in casa di Emanuele Ragnedda per nuovi rilievi legati all’omicidio di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo scomparsa nella serata dell’11 settembre. Pochi giorni fa, invece, è stato interrogato il giardiniere 26enne indagato per favoreggiamento. “È estraneo ai fatti – ha spiegato la sua legale, Nicoletta Mani -. È sereno ma molto provato, solo adesso realizza l’enormità della vicenda. La sua innocenza comunque gli garantisce tranquillità”
A cura di Gabriella Mazzeo
0 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Continuano le indagini sulla morte di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo scomparsa nel nulla la sera dell'11 settembre. Per il suo omicidio è attualmente in carcere l'imprenditore 41enne Emanuele Ragnedda, reo confesso. I Ris hanno iniziato poche ore fa, intorno alle 12 di oggi lunedì 20 luglio, i nuovi rilievi nell'abitazione dell'uomo per ricostruire la dinamica del delitto e i momenti subito dopo, quando il corpo è stato occultato e la scena del delitto ripulita.

Restano al momento indagati, secondo quanto apprende Fanpage.it da fonti investigative, il 26enne milanese visto in compagnia di Ragnedda la sera del delitto e la compagna del 41enne, accusata di averlo aiutato a cancellare le prove.

Le indagini nei confronti dei due restano un atto dovuto per accertare se siano stati complici dell'imprenditore, aiutandolo a eliminare le prove del delitto. L'uomo aveva infatti ritrattato le sue dichiarazioni iniziali sul 26enne milanese, affermando di aver fatto tutto da solo. Non aveva invece mai citato la compagna, che invece sarebbe stata vista con lui da alcune persone nei giorni seguenti al delitto.

Nei giorni scorsi è stato interrogato il giardiniere lombardo, che ha potuto raccontare la sua versione dei fatti agli inquirenti alla presenza degli avvocati.

"Il mio assistito non era dipendente di Ragnedda, lo ha specificato ancora una volta – ha sottolineato l'avvocata Nicoletta Mani -. Lui era giardiniere per un'altra ditta, non lavorava per l'imprenditore. È contento di aver spiegato tutto durante l'interrogatorio, i suoi movimenti, gli spostamenti e i dettagli in merito alle sue conoscenze. Ha spiegato tante cose che erano state un po' travisate. A parte questo è sereno, anche se è chiaramente molto provato. Adesso sta prendendo consapevolezza delle dimensioni gigantesche di questa vicenda, quindi si sente un po' all'interno di un buco nero. Abbiamo cercato di tranquillizzarlo, avendo fiducia nella giustizia e nel fatto che la sua estraneità ai fatti gli garantisca la serenità. Attendiamo sviluppi".

Nel frattempo, i Ris concluderanno nel pomeriggio i nuovi rilievi nell'abitazione di Ragnedda, tornato in carcere già da diversi giorni dopo il ricovero in ospedale per presunte ferite autoinflitte in cella. I cellulari di Ragnedda sono stati acquisiti dagli investigatori e sono state fatte le copie forensi dei dispositivi. Le analisi verranno eseguite nei prossimi giorni mentre si continua a cercare lo smartphone della 33enne che per il momento non è ancora stato trovato.

Anche la compagna di Ragnedda, Rosamaria Elvo, è indagata per favoreggiamento come atto dovuto. La donna è assistita dall'avvocato Francesco Furnari. La ristoratrice sarebbe stata in casa del 41enne la mattina dopo il delitto. "Non ha notato la scena di un crimine" ha sottolineato Furnari. Secondo l'avvocato, infatti, Elvo sta vivendo attimi difficili in seguito alle indagini sulla sua posizione.

Video thumbnail

Stando ai tabulati telefonici, dal numero della donna sarebbe partita una chiamata a un negozio di arredamento per acquistarne uno nuovo. Il legale Furnari specifica che Elvo non ha mai visto il divano sporco di sangue e che aveva solo prestato lo smartphone al fidanzato per aiutarlo a ordinare il sofà nuovo.

"Lui le aveva detto di essere sprovvisto del cellulare già nei primi giorni di settembre, quindi non ha riscontrato nulla di strano in questo. L'unica stranezza, semmai, è stata non trovare il divano in casa. Dai tabulati risulta che quella chiamata è stata fatta proprio da Ragnedda".

Secondo il legale, Elvo sarebbe rimasta a casa poco dopo la telefonata al negozio di arredamenti, assistendo alla consegna del pezzo di arredamento. "È stato montato da un fattorino e dal fidanzato. Ragnedda le aveva detto di aver sparato a un cane entrato nottetempo. La mia assistita non ha visto dettagli che potessero far pensare a una scena del crimine".

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views