Cinzia Pinna, Ragnedda torna in carcere dopo il tentato suicidio: analisi dei Ris sullo yacht del 41enne

Emanuele Ragnedda, il 41enne di Arzachena reo confesso del femminicidio di Cinzia Pinna, ha lasciato il reparto del servizio psichiatrico di diagnosi e cura della Asl, nell'ospedale Santissima Annunziata di Sassari, dopo aver tentato il suicidio pochi giorni fa.
L'uomo è stato dimesso nella tarda mattinata di oggi, giovedì 9 ottobre, e riaccompagnato nel carcere di Bancali, dove è stato rinchiuso il 24 settembre scorso dopo la confessione resa nella caserma dei carabinieri di Palau.
Era stato ricoverato nella struttura ospedaliera sassarese lo scorso 7 ottobre dopo che era stato ritrovato nella sua cella in forte stato di agitazione e con segni che hanno subito fatto pensare ad un tentativo di suicidio effettuato con un lenzuolo. Per lui, dopo pochi giorni di ricovero, si sono riaperte le porte dell'istituto carcerario del nord Sardegna.
Luca Montella, avvocato difensore di Ragnedda, ha chiesto per il 41enne nuove misure di sorveglianza e tutela. La preoccupazione del legale è che l'uomo possa tentare nuovamente di compiere gesti estremi e autolesionistici.

Intanto, gli specialisti del Reparto investigazioni speciali sono al lavoro da questo pomeriggio sullo yacht Nikitai, di proprietà della famiglia Ragnedda, ormeggiato nel porticciolo di Cannigione e posto sotto sequestro.
L'imbarcazione è stata posta sotto sequestro della Procura di Tempio Pausania all'indomani dell'arresto dell'imprenditore indagato per il femminicidio della 33enne di Castelsardo.
Nel pomeriggio di ieri il Ris aveva effettuato rilievi all'interno della tenuta vitivinicola Concaentosa di Ragnedda, tra Palau e Arzachena, che hanno portato alla scoperta di nuove tracce di sangue all'esterno del casolare dove la notte tra l'11 e il 12 settembre si è consumato il delitto.
Ora l'attenzione degli specialisti e degli investigatori si sta concentrando sull'imbarcazione in uso a Ragnedda, dove l'uomo era abituato anche a soggiornare per diversi giorni.
Con il tender dello yacht il 41enne la mattina del 24 settembre scorso, quando i Carabinieri sono andati a cercarlo, ha tentato la fuga in mare, finendo su alcuni scogli.
Poco dopo la confessione, era avvenuto il ritrovamento del corpo della donna, nascosto vicino ad un albero all'interno della vasta tenuta di Ragnedda. Gli investitori, guidati dalla pubblico ministero Noemi Mancini, che ieri ha preso parte ai rilievi, vogliono chiarire l'eventuale coinvolgimento di altre persone nell'occultamento del cadavere o alla pulizia del casolare.
Inoltre, si cercano gli effetti personali della vittima, indumenti e cellulare, che non sono stati ancora ritrovati. Stando a quanto emerso dall‘autopsia la 33enne è stata uccisa con tre colpi di arma da fuoco, mentre si attendono ancora i risultati degli esami tossicologici. Ancora in fase di accertamento il movente del delitto.