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Chi è Salvatore Profeta, boss di Santa Maria di Gesù

Decine di persone sono scese in strada mentre la polizia stava portando via il boss di Palermo. Ruperti: “Una ‘processione’ che ha ostacolato i movimenti degli agenti della Mobile”
A cura di Maurizio Zoppi
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L'arresto del boss Salvatore Profeta.
L'arresto del boss Salvatore Profeta.

Centinaia di persone tra parenti e residenti sono scesi a baciarlo e a riverirlo, mentre gli uomini della squadra mobile di Palermo stavano per arrestarlo. il quartiere, questa notte si è stretto intorno al boss del quartiere Guadagna, Salvatore Profeta. Scene dal film ‘il Padrino' che nel capoluogo siciliano non si vedevano dagli anni '80.

“E' stato difficile eseguire pedinamenti e intercettazioni, anche stanotte. Gente commossa che voleva farsi vedere da lui, attestare la presenza e la loro vicinanza al boss. Una ‘processione' che ha ostacolato i movimenti degli agenti della Mobile", ha sottolineato il capo Rodolfo Ruperti.

Profeta, capo della famiglia di Santa Maria di Gesù, è indicato da alcuni collaboratori di giustizia come "uomo d'onore" del clan sin dai tempi del suo storico capo Stefano Bontate assassinato a colpi di lupara e kalashnikov nel 1981 mentre era fermo ad un semaforo di via Aloi a Palermo.

Il boss della Guadagna, avrebbe retto l’organizzazione con metodi tradizionali di affiliazione che si pensava appartenessero ormai al passato. Boss ‘punciuti’ (punti con un ago ndr) e picciotti reclutati e fatti entrare nell'organizzazione con riti antichi e accantonati. Insomma un padrino vecchio stampo.

Stando alle parole del procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci. “Profeta non solo era il boss riconosciuto ma si atteggiava anche come tale”. Aveva scelto come "ufficio" un bar nella piazza principale della borgata e qui, ogni giorno, arrivava, faceva incontri, riceveva persone, dispensava aiuti e favori per rafforzare il suo controllo del territorio.

In manette questa notte sono finiti, oltre al boss della Guadagna, rimesso in libertà nel 2011 dopo essere stato scagionato dall’ergastolo per la strage Borsellino, il figlio Antonino e il nipote Rosario. Oltre ai familiari, i provvedimenti cautelari sono stati eseguiti anche nei confronti di Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, impegnati, per conto della famiglia, nel controllo della zona di via Oreto. Agli arrestati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e rapina.

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