Bossetti scrive dal carcere al padre morto: “Il mio terzo Natale qui, solo dolore”

"Ciao amato papà, il mio pensiero per te in questi giorni si è intensificato, puoi benissimo immaginare il motivo… Si avvicina il Natale, il terzo Natale lontano dalla mia amata famiglia e il primo Natale senza più te papà accanto al mio fianco". Si apre così la lettera che Massimo Bossetti, condannato in primo grado per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha deciso di scrivere in occasione delle festività natalizie al padre defunto dalla cella del carcere di Bergamo dove è rinchiuso. Nella missiva di due pagine, in possesso dell'Adnkronos, Bossetti fa riferimento al terzo natale consecutio che dovrà passare lontano dai suoi tre figli e dalla moglie rivolgendosi al genitore scomparso circa un anno fa.
"Natale, dovrebbe essere la festa più grande, più bella, più sentita dell'anno. La festa in cui tutte le famiglie, genitori con figli, figli con genitori, si abbracciano, si baciano, si uniscono con gioia, felicità, serenità (…). Papà, come vedi per me niente è più risentito come un tempo, niente che esista in natura possa a me permettere nel poter gioire e strapparmi un piccolo sincero sorriso" scrive ancora Bossetti, aggiungendo: " Niente di niente può colmare il dolore che resta chiuso in me (…) Come vorrei riaverti di nuovo accanto a me, avverti vicino in questa triste, malinconica, angosciosa ‘stanza' per riempire questo vuoto dall'amore tuo che mi manca e sentir meno la tua mancanza (…). La tua fede al dito, la tua foto attaccata al muro, è tutto quello che mi resta, so che mi sei vicino (…). Ti voglio bene e mi manchi tantissimo".
Intanto gli avvocati dell'uomo tornano all'attacco. "Si torni a trattare Bossetti come un imputato, non come un condannato definitivo e gli si dia la possibilità di difendersi" ha dichiarato infatti l'avvocato Claudio Salvagni, aggiungendo: "Bisogna ripartire da un processo in cui sia ammesso il contraddittorio", dove i giudici "permettano alla difesa l'analisi dei reperti, ma soprattutto acconsentano alla perizia sul Dna, più volte chiesta dallo stesso imputato". Per il difensore "palese è l'errore giuridico della sentenza che ritenendo di attribuire la traccia di dna a Bossetti ne ha fatto derivare in automatico la prova dell'omicidio". "Non è stato possibile ricostruire la dinamica" di quanto accaduto il giorno della scomparsa di Yara; così come "non è stato dimostrato il movente" ha proseguito l'avvocato, concludendo: "È ora di aprire i codici, valga il diritto e non le suggestioni"