Bimbi cresciuti nel bosco, i genitori attaccano: “Criminale chi vuole portarli via, qui hanno tutto”

Non mollano e non arretrano di una virgola i genitori dei tre bambini allevati nei boschi abruzzesi in provincia di Chieti. In attesa di una decisione finale del giudice sulla sorte dei piccoli, una bambina di 8 anni e due gemelli di 6 anni, padre e madre si difendono assicurando che i piccoli hanno tutto ciò che gli serve, sono felici e stanno fisicamente bene. "I criminali sono quelli che vogliono portarceli via" attacca la donna, ex addestratrice di equitazione di origine australiana, che con il compagno, falegname britannico, ha scelto un casolare nell'entroterra vastese per poter vivere lontano dalla città e dal caos Quotidiano.
Per la procura dei Minori dell'Aquila, intervenuta dopo una segnalazione dei Carabinieri per una intossicazione alimentare che aveva portato la famiglia in ospedale, i piccoli vivono in condizioni "precarie, prive dei requisiti essenziali di salubrità, e senza l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria". Per questo nei giorni scorsi ai due è stata sospesa la potestà genitoriale anche se i piccoli al momento restano affidati a loro nello stesso casolare dove hanno vissuto finora. La decisione finale arriverà a fine mese e potrebbe essere pesante per la coppia visto che la procura ha chiesto l'affidamento dei Minori per condizioni non idonee.
I genitori però respingono ogni accusa, rivelando di aver ricevuto centinaia di messaggi di sostegno, sia dai residenti della zona sia da altre parti d'Italia ma anche dall'estero. "Sono arrivati tanti attestati di solidarietà, anche offerte di aiuto e persino raccolte firme per evitare che i bambini vengano allontanati da lor. Sono giorni non facili per questa famiglia, ma chiaramente bisogna attendere quello che verrà deciso dal tribunale. Di sicuro questi continui attestati di solidarietà sono importanti per loro" ha rivelato infatti al Messaggero l'avvocato della coppia.
Come hanno scritto nero su bianco su una memoria difensiva, i due vogliono portare avanti il loro stile di vita improntato al contatto diretto con la natura e reclamano il diritto di poter scegliere una vita diversa da quella comune. "Desideriamo una vita diversa per i nostri figli. Per questo abbiamo deciso con grande impegno di andare contro le norme della società e di tornare al modo in cui la natura stessa è stata progettata per crescere i bambini, per la loro salute, la loro pace, la loro crescita e, soprattutto il loro futuro" hanno scritto nel testo in cui difendono anche la scelta dell'unschooling, cioè l'insegnamento a casa senza ricorrere ad una scuola per i piccoli.
"La coppia è autosufficiente e vive di commercio, ma ritiene la società malata e vuole educare i bambini nella natura” dice l’avvocato della famiglia. Come ha spiegato l'avvocato nominato curatore speciale per i tre fratellini in attesa della decisione di giudici, il problema è che la loro visione della vita non convenzionale deve però garantire "l’interesse superiore dei minori".