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Aveva rivelato i segreti di ‘ndrangheta e si era suicidata: a processo genitori e fratello

Maria Concetta Cacciola, 31 anni, madre di 3 bambini e parente di un boss, si è ammazzata lo scorso anno dopo aver collaborato con la giustizia. Gli inquirenti accusano i parenti: l’hanno costretta a ritrattare le accuse. A novembre il processo.
A cura di Redazione
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Maria Concetta Cacciola è morta a 31 anni, lasciando tre figli, un padre cognato di un boss di ‘ndrangheta (Gregorio Bellocco, capo dell'omonima cosca di ‘ndrangheta di Rosarno) e un marito in carcere per associazione di stampo mafioso. La donna si è uccisa ma qualche tempo prima di farla finita aveva iniziato a raccontare alle forze dell'ordine e ai magistrati fatti, nomi e circostanze, prendendo le distanza da quella famiglia. E proprio quella famiglia non le ha perdonato lo sgarro: a quasi un anno dal suicidio (avvenuto il 20 agosto 2011) è arrivata la notizia che saranno giudicati con rito immediato il prossimo 12 novembre davanti alla Corte d'assise di Palmi i genitori e il fratello della testimone di giustizia suicida in un modo atroce: ingerendo acido muriatico. I tre, Michele Cacciola, di 54 anni, Anna Rosalba Lazzaro,48 anni e il figlio Giuseppe, 31, sono accusati di maltrattamenti in famiglia e violenza o minaccia per costringere Maria Concetta a ritrattare le dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria contro i familiari e così facendo a commettere i reati di falsa testimonianza e favoreggiamento.

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