Augurare cattiva sorte non è reato. Lo dice la Cassazione

Augurare disgrazie non è reato. A sostenerlo è la suprema Corte di Cassazione, secondo cui quando il malaugurio si limita a “niente più che un auspicio o una previsione” è perfettamente lecito. Nella fattispecie, spiega la newsletter dello Studio legale Cataldi, la Corte ha parzialmente annullato la condanna inflitta a un giovane dal giudice di pace. Il ragazzo, lasciato dalla sua ex e profondamente ferito nell’orgoglio, aveva inviato un messaggio "porta sfortuna" alla sua ex fiamma scrivendole: "Ignorante, perderai tutto illusa, farai la stessa fine di tuo padre”, presagendo che il suo “baretto” sarebbe fallito.
Per la Corte di Cassazione, non può parlarsi di minaccia in quanto il male prospettato non è dipendente dalla volontà dell’agente, rappresentando soltanto un auspicio. Tuttavia, mentre non costituisce reato augurare sfortuna ad altri, bisogna stare attenti a dare dello iettatore a qualcuno perché in tal caso, viene a ledersi la dignità di una persona. Con una sentenza emessa di recente la Suprema Corte ha confermato infatti la condanna del conduttore di una trasmissione radiofonica per diffamazione perché nei confronti di una persona aveva affermato: “Porta male, tanto che devo toccar ferro perché porta anche sfortuna”. La Corte di Cassazione ha sancito che “commette il reato di diffamazione, quindi, chiunque adoperi termini che risultino offensivi, in base al significato che essi vengono oggettivamente ad assumere, a prescindere dal loro spessore culturale e dalla loro base scientifica, nella comune sensibilità di un essere umano collocata in un determinato contesto storico e in determinato ambito sociale”.