Attivista climatica costretta a spogliarsi nuda in Questura: indagato commissario di polizia a Bologna

È stato iscritto nel registro degli indagati il sostituto commissario della questura di Bologna che, nel luglio 2024, ordinò una perquisizione corporale integrale ai danni di un’attivista del movimento ambientalista Extinction Rebellion. A stabilirlo è stato il giudice per le indagini preliminari Letizio Magliaro, che ha definito l’intervento "eseguito fuori dai casi previsti dalla legge" e "compiuto con modalità tali da renderlo abusivo".
I fatti risalgono al 25 luglio 2024, quando, in occasione del G7 su Scienza e Tecnologia, si tenne una manifestazione in piazza Maggiore. Ventuno attivisti furono condotti in questura, dove rimasero per oltre nove ore. Tra loro, una giovane donna, Valentina, fu costretta a spogliarsi completamente e ad eseguire piegamenti sotto la supervisione di un’agente donna, alla ricerca di presunti "materiali di propaganda".
La perquisizione, disposta secondo una "prassi" riservata generalmente a soggetti sospettati di occultare stupefacenti, è ora al centro di un’inchiesta penale. Dopo che la donna ha denunciato l’accaduto, il pubblico ministero aveva inizialmente chiesto l’archiviazione del caso. Tuttavia, il gip ha rigettato l’istanza, accogliendo le argomentazioni dell’attivista e del suo avvocato, Ettore Grenci.
Il giudice: "Scelta consapevole e arbitraria"
Nel provvedimento, il giudice sottolinea la consapevolezza del sostituto commissario al momento dell’ordine: "Nel momento in cui ordinava la perquisizione, era perfettamente consapevole del mancato possesso in dosso alla medesima, di cose pertinenti il reato […] e della insussistenza di qualsiasi altra motivazione che giustificasse la perquisizione". Per il gip, l’atto "è da ritenersi arbitrario non soltanto quando sia del tutto ingiustificato o persecutorio […] ma anche quando, pur essendo sostanzialmente legittimo, sia incongruente rispetto alle modalità impiegate e alle finalità da perseguire". Nel caso in esame, si legge, "l’atto già non era sostanzialmente legittimo […] ma in ogni caso realizzato con modalità del tutto incongruenti".
Extinction Rebellion: "Non è un caso isolato"
"Il gip afferma chiaramente che quel giorno ho subito una grave violazione dei miei diritti di persona: oggi più che mai è fondamentale ribadire con forza che manifestare non è un reato", ha dichiarato l’attivista. "Restituita dignità a me e a chissà quante altre persone senza voce oltre a me".
Extinction Rebellion, intervenendo sul caso, ha ribadito che quanto accaduto a Bologna non rappresenta un’eccezione. "Il caso di Bologna non è isolato", afferma il movimento, ricordando un episodio analogo avvenuto a Brescia nel gennaio 2025, dove sette donne sono state sottoposte a perquisizione dopo una protesta.
Una posizione che contrasta nettamente con quella del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che nei mesi scorsi aveva definito tali azioni come "pratiche operative consentite". Di tutt’altro avviso l’ordinanza del gip bolognese, che richiama la necessità di un’applicazione rigorosa e non abusiva delle normative. "È essenziale che storie come queste vengano portate alla luce e affrontate con trasparenza. Ne va del futuro della nostra democrazia", ha concluso Extinction Rebellion, annunciando nuove iniziative pubbliche per sensibilizzare l’opinione pubblica e denunciare ogni abuso.