Anziano muore in ospedale, il figlio lo scopre solo 10 giorni dopo

Scoprire a Natale che il proprio genitore è morto da più di dieci giorni in ospedale senza che nessuno si sia preoccupato di informarti. E' la triste storia di Carmelo Gulino, camionista trasferitosi anni fa con la famiglia da Catania a Coccaglio, in provincia di Brescia, che ha scoperto solo dopo mille peripezie la morte dell'anziano padre 85enne che risiedeva nel Catanese. Come racconta il Corriere della Sera, l'ultimo contatto tra padre e figlio era avvenuto a metà dicembre quando l'anziano 85enne aveva chiamato per informare i familiari di un piccolo malore e di un ricovero assicurando però che stava bene. Qualche giorno dopo i familiari hanno cercato di contattare nuovamente l'uomo senza risultati fino a al giorno di Natale quando hanno iniziato a preoccuparsi. A Santo Stefano però ecco che sul cellulare di Carmelo arriva una chiamata dal telefono del padre, ma dall'altra parte si sentono solo le voci di un uomo e una donna, che forse hanno schiacciato per sbaglio i tasti, e che "stavano parlando di scatoloni". A questo punto l'uomo contatta l’ospedale Vittorio Emanuele di Catania da dove confermano il ricovero dell'uomo ma non sanno dare altre spiegazioni. "Ci hanno confermato che mio padre era stato ricoverato lì, ma non risultavano uscite. Avrei dovuto sentire la patologia chirurgica, e sa cosa mi hanno risposto? Che il reparto era stato chiuso per ristrutturazione. Ma nessuno ha saputo dirmi dove fosse mio padre" ha raccontato Carmelo.
Bastava avvertire i carabinieri – A questo punto la figlia maggiore di Carmelo, Roberta, decide di volare a Catania per capire che fine abbia fatto il nonno, ma anche lei si ritrova di fronte ad un muro e "solo grazie a un amico" riesce a sapere che l'85enne era stato trasferito alla casa di cura Madonna del Rosario. In clinica infine la terribile scoperta, i sanitari infatti confermano: "In effetti suo nonno è arrivato da noi il 18 mattina, ma in serata è deceduto per embolia polmonare". Sconforto per Carmelo che sottolinea "ci hanno spiegato che più volte hanno provato a contattarci su tre numeri, uno del medico di base, l’altro sconosciuto, e il terzo un’altra utenza di mio padre. Si figuri, chiamavano il morto per dirgli che era…morto". "Sul telefonino c’erano tutti i nostri numeri di emergenza, bastava sbloccare la tastiera o bastava chiedere ai carabinieri di rintracciare i familiari" spiega l'uomo che conclude "questo fa pensare che forse non tutto sia stato fatto a dovere".