Alberto Stasi, le motivazioni della Cassazione sulla semilibertà. L’avvocata: “Guarda con fiducia al futuro”

"Stasi sta risocializzando, percorso positivo". Così la Cassazione ha pubblicato le motivazioni con cui lo scorso luglio ha confermato la semilibertà ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2014 a 16 anni di carcere per l'omicidio di Chiara Poggi. I giudici quest'estate avevano rigettato il ricorso della Procura Generale di Milano contro l'ordinanza del 9 aprile che aveva ammesso Stasi al regime della semilibertà. Ecco nel dettaglio le motivazioni: "Il Tribunale di sorveglianza, muovendo dal grave delitto commesso da Stasi, ha scrupolosamente analizzato le risultanze del trattamento, apprezzando, mediante argomentazioni analitiche, logiche ed esaurienti, qui incensurabili, l'evoluzione favorevole di personalità da esse riflessa, indicativa della progressiva risocializzazione del detenuto, pienamente convalidata da tutti gli operatori penitenziari".
L'avvocata di Alberto Stasi sulle motivazioni della Cassazione
Sulla motivazione della Cassazione l'avvocata di Alberto Stasi, Giada Bocellari, a Fanpage.it ha dichiarato: "In attesa della decisione della Cassazione eravamo tranquilli: infatti è stata confermata completamente la motivazione del Tribunale di Sorveglianza soprattutto in relazione al percorso ottimale fatto da Stasi all'interno dell'istituto penitenziario. Percorso assolutamente positivo di risocializzazione. Confermano che c'erano e ci sono tutti i presupposti per l'accesso a questa misura alternativa. Lui chiaramente guarda con grande fiducia al suo futuro, alla sua persona. A prescindere da tutto il resto. Le motivazioni sono chiare e limpide. Siamo contenti".
Perché è stata confermata ad Alberto Stasi la semilibertà
Il ricordo della Procura Generale si basava su una intervista tv fatta da Stasi durante un permesso premio. Secondo la Pg si era focalizzata sul fatto che si trattava di un permesso per raggiungere la famiglia, questo vuol dire l'uso del tempo sarebbe stato strettamente legato al trascorrere tutti i minuti con i parenti. Allora era anche intervenuto a favore di Stasi il direttore della Casa Circondariale di Bollate (dove è detenuto Stasi), Giorgio Leggieri: "L'intervista che il detenuto ha rilasciato alla trasmissione Tv Le Iene, andata in onda il 30 marzo del 2025 è stata registrata durante il permesso premio in data 22 marzo 2025 e non si sono rilevate, pertanto, infrazione alle prescrizioni".
A riguardo nelle motivazioni della Cassazione si legge: il tribunale "ha specificamente valutato, in chiave trattamentale, l'esistenza dell'intervista, ma, dopo averne ricostruito toni e contenuto per il tramite della Direzione penitenziaria, ha ritenuto che il suo rilascio non violasse le prescrizioni al cui rispetto la fruizione del permesso premio era vincolata e non rappresentasse un fattore tale da inficiare il proficuo percorso trattamentale in atto. Anche sul punto la decisione è immune da vizi del ragionamento logico e supera il vaglio di legittimità".
E ancora: il tribunale "non ha sottaciuto, infine, l'esistenza di criticità residue di personalità, legate non già dunque all'intervista, mantenutasi nei limiti della continenza, quanto alla tendenza dell'interessato ad autoproteggersi e ad accreditare all'esterno un'immagine positiva della propria persona". E ciò "in una prospettiva di recupero graduale di autostima che non può prescindere, per mantenere valore trattamentale, da ulteriori e concrete verifiche".