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Abusata dal branco nel centro sociale e poi isolata: “Non dovevi parlare con gli sbirri”

La violenza in un centro sociale di Parma scoperta solo tre anni dopo a causa di un’altra inchiesta. Ora si apre il processo contro i tre presunti autori dello stupro.
A cura di Antonio Palma
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Prima abusata dal branco mentre era in stato di incoscienza durante un festa in un luogo che credeva sicuro e poi vittima di un isolamento e allontanamento da parte del gruppo di amici perché non raccontasse tutto alla polizia. La drammatica vicenda, che risale al settembre del 2010, avvenne nella sede della "Raf", la rete antifascista di Parma, un centro sociale dove erano in corso festeggiamenti  in occasione dell'anniversario della cacciata delle camice nere da Parma. Solo ora, a distanza di sei anni, però è iniziato il processo contro i tre presunti autori dello stupro ripreso in un video girato con il telefonino da loro stessi. Un ritardo dovuto proprio all'isolamento del ragazza vittima della violenza, allora neodiciotttenne, che aveva deciso di non denunciare nulla .

La cosa non sarebbe mai emersa se quel video non fosse finito nelle mani dei carabinieri nel 2013 durante le indagini su una bomba carta scoppiata accanto ad una sede di Casa Pound a Parma. Durante le indagini, che si concentravano sui centri sociali, infatti vennero sequestrati i cellulari di alcuni militanti e in uno di questi vennero scoperti tre video che testimoniano la violenza sessuale di quella notte. La ragazza, ascoltata dagli inquirenti, a quel punto rivela quanto subito facendo partire l'inchiesta d'ufficio per stupro di gruppo.

In tre anni però nessuno aveva rotto il muro di omertà attorno alla vicenda. Non solo, come denuncia ora in documento un gruppo di ragazze sotto la sigla "Romantic Punx", nell'ambiente la ragazza sarebbe stata isolata e allontanata proprio perché aveva parlato con gli "sbirri". In molti ritenevano fosse più importante tenere fuori la polizia dal centro sociale piuttosto che denunciare la violenza mentre altri l'avrebbero addirittura contattata per convincerla ad "alleggerire" le dichiarazioni tanto da far scattare una nova inchiesta per favoreggiamento. Il gruppo di ragazze del movimento ora ha deciso di rompere il silenzio e di condannare apertamente quanto accaduto perché "uno stupro è sempre un atto fascista, anche se chi lo commette si dichiara antifascista".

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