Bce, nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base al 2%: cosa cambia per mutui, azioni e bond

È arrivato l'ottavo taglio consecutivo dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale europea. La Bce ha ridotto i tassi di 25 punti base. Così, il tasso sui depositi va al 2%. Si tratta dell'indicatore più legato agli interessi sui mutui, arrivato ora alla metà rispetto al suo livello di un anno fa: a giugno 2024, prima che partissero i tagli della Bce, era al 4%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali scende al 2,15%, mentre quello sui prestiti marginali al 2,50%. La novità dovrebbe portare effetti positivi per chi ha un mutuo a tasso variabile. Allo stesso tempo, la Bce ha anche tagliato le stime dell'inflazione. Per i tassi d'interesse però potrebbe essere l'ultimo taglio per un po', almeno per i mesi estivi.
Chi ci guadagna con il nuovo taglio dei tassi: le novità su mutui, azioni e bond
I vantaggi più immediati, come spiegato in passato da esperti del settore a Fanpage.it, sarà per chi ha un mutuo a tasso variabile. Nei prossimi mesi, infatti, l'importo delle rate dovrebbe scendere. Per chi ha già un mutuo a tasso fisso naturalmente le condizioni non cambieranno. Invece per chi cerca un nuovo prestito le offerte potrebbero diventare più favorevoli, sia tra i tassi fissi che tra i variabili.
C'è poi l'effetto per chi investe. Tutti i bond, ovvero i titoli di Stato, tendenzialmente dovrebbero passare ad avere un rendimento più basso, perché si allineano ai tassi d'interesse. Al contrario, per le azioni delle aziende è possibile che ci sia un effetto positivo e quindi un rialzo dei prezzi: tassi d'interesse più bassi significa anche più facilità a ottenere prestiti, e quindi a investire. Tuttavia, il mercato finanziario tiene conto anche di moltissimi altri fattori che non riguardano strettamente le scelte della Bce.
Perché la Bce potrebbe fermare i tagli nei prossimi mesi
La previsione di diversi analisti è che la Bce con questo nuovo taglio abbia più o meno raggiunto l'equilibrio che si era prefissata un anno fa. Oggi l'inflazione è tornati su livelli decisamente più bassi, e nel prossimo futuro la previsione è che a meno di shock particolari si assesti attorno al 2%, mentre la crescita economica è rallentata.
I rischi vengono soprattutto da ‘fuori'. E cioè dai conflitti e dalla gestione dei dazi da parte degli Stati Uniti. Donald Trump ha fatto passi avanti e indietro più volte negli ultimi mesi, apparentemente senza una vera logica se non quella di accontentare gli elettori con proclami di facciata. Per quanto riguarda l'Unione europea, le tariffe sono sospese fino al 9 luglio. Manca poco più di un mese a quella data, e non c'è ancora traccia di un ‘accordo' che possa stabilizzare i rapporti tra Ue e Usa.
Soprattutto, non è chiaro se nel prossimo mese il presidente degli Stati Uniti cambierà nuovamente idea (magari più di una volta). E di conseguenza non ci sono certezze sugli eventuali controdazi europei, che colpirebbero in modo più diretto i consumatori dell'Ue. La prossima riunione della Bce è fissata il 24 luglio. La decisione potrebbe essere dunque di aspettare, valutare come si muovono gli indicatori economici e in che direzione vanno le scelte politiche. Se non ci saranno particolari spinte esterne, in estate i tassi potrebbero restare fermi. E poi si potrebbe tornare eventualmente a effettuare dei tagli in autunno, tra settembre e ottobre.