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Il governo Meloni fa marcia indietro sulla sugar tax, la nuova tassa partirà nel 2025

Dopo giorni di dibattito interno alla maggioranza, il governo Meloni ha rinunciato all’entrata in vigore della sugar tax sulle bevande zuccherate. Partirà solo da luglio 2025, per la soddisfazione di Forza Italia, che ha rivendicato lo slittamento come una vittoria.
A cura di Luca Pons
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Alla fine, la sugar tax non partirà a luglio 2024. L'imposta sulle bevande zuccherate, nata nel 2019 durante il governo Conte bis e poi mai entrata in vigore, slitterà ancora: stavolta fino al 1° gennaio 2025. La vicenda è durata solo pochi giorni, ma è stata piuttosto confusa. Fin dall'anno scorso, con l'ultima legge di bilancio del governo Meloni, era previsto che la sugar tax sarebbe entrata in vigore a luglio di quest'anno. Tuttavia l'aspettativa, anche viste le critiche che in passato erano arrivate dal centrodestra a questa imposta, era che il governo l'avrebbe rinviata ancora una volta di uno o due anni.

Con l'ultimo intervento sul decreto Superbonus, però, l'esecutivo ha fatto slittare un'altra imposta (la plastic tax, sulle plastiche monouso) a luglio 2026, mentre per la sugar tax si è limitato a dimezzarne l'importo per i primi due anni. Così, senza particolari annunci, si è scoperto che il governo non aveva intenzione di spostare ulteriormente l'entrata in vigore della tassa.

Questo ha sollevato reazioni contrastanti: una parte dell'opposizione è stata favorevole, e in particolare il Movimento 5 stelle che aveva spinto nel 2019 per varare la sugar tax, con l'intenzione di ridurre l'incidenza di malattie come il diabete. Nella maggioranza i parlamentari di Fratelli d'Italia e Lega non si sono esposti troppo – anche perché l'emendamento era firmato dal ministro leghista Giorgetti – mentre da Forza Italia è arrivata una vera e propria ribellione.

L'emendamento sulla sugar tax era stato presentato insieme all'ultimo intervento sul Superbonus, che ha attirato le critiche di Forza Italia fino al punto da mettere in difficoltà la maggioranza in commissione. Sull'onda di questa polemica, i forzisti si erano schierati nettamente anche contro la sugar tax. Solo questa mattina, il segretario Antonio Tajani aveva affermato: "Le imposizioni che vengono dall'esterno non mi trovano d'accordo. L'emendamento non è stato per nulla concordato con me che sono il vicepresidente del Consiglio e che rappresento uno dei partiti di maggioranza. Non è che sono vincolato a dire sì, se non sono consultato".

Mentre il governo difendeva la scelta di introdurre la sugar tax, dietro le quinte l'esecutivo ha lavorato per trovare i soldi necessari a rinviarla ancora. Lo ha confermato fonti di Palazzo Chigi il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti: "Stiamo facendo in queste ore uno sforzo per cercare, molto faticosamente, una copertura finanziaria per rinviare l’entrata in vigore. Credo che alla fine ci arriveremo, però credo che non sia questo il tema centrale di politica economica di questo Paese". Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha confermato che "è stato raggiunto un accordo".

Lo stesso Tajani, intervistato a Prima di domani su Rete 4, ha commentato: "Quell'emendamento riguardava il Superbonus e la Sugar tax, quest'ultima l'abbiamo spuntata e finché ci saremo noi al governo non ci saranno più tasse per gli italiani. C'è stato il voto e ci sarà un rinvio". Se ci sia stato uno ‘scambio' tra i partiti della maggioranza, con FI accontentata sulla sugar tax e in cambio pronta a sostenere il contestato emendamento sul Superbonus, non è noto. Sta di fatto che anche Maurizio Gasparri, capogruppo dei forzisti al Senato, poco dopo l'annuncio ha stemperato le polemiche :"Siamo nella maggioranza, la sosteniamo con convinta partecipazione. Abbiamo diritto come tutti di discutere, perché non siamo in una caserma. Attendiamo le valutazioni sugli emendamenti e faremo le valutazioni conseguenti".

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