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Sanità, un ospedale su quattro poco sicuro per partorire

È quanto emerge dal rapporto dall’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali.
A cura di Antonio Palma
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La qualità degli ospedali italiani migliora, ma esistono ancora troppe strutture che non rispettano gli standard di sicurezza per i parti. È quello che emerge dal rapporto sulla sanità italiana presentato dall'Agenas, l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, e realizzato per conto del ministero della Salute. In particolare è stato evidenziato che è aumentato il numero degli interventi chirurgici effettuati nei tempi stabiliti dalle linee guida internazionali e nello stesso tempo sono calati i ricoveri impropri. Un risultato importante visto che in molti casi intervenire entro 48 ore significa ridurre il rischio di mortalità e complicanze per il paziente. Nello tesso tempo però in Italia sono ancora troppi, il 26%, gli ospedali che effettuano meno di 500 parti l'anno e che quindi non rispettano il parametro minimo fissato dagli standard ospedalieri ministeriali. Questa situazione li rende strutture poco sicure per partorire perché, come dimostrato scientificamente, gli ospedali con un maggior numero di nascite garantiscono migliori risultati per la salute delle donne e dei bambini. Dal rapporto viene fuori che le Regioni con più ospedali sotto la soglia dei 500 parti l’anno sono Campania, Sicilia e Lazio.

Diminuiscono i parti cesarei

Un altro dato positivo rilevato è invece la diminuzione del numero dei parti cesarei. Anche in questo caso permangono comunque differenze significative tra le varie regioni. Il 26% di parti cesari comunque resta alto se si tiene conto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità dal 1985 ritiene che una proporzione di cesarei superiori al 15% non è giustificata. Il parto cesareo infatti comporta maggiori rischi per la donna e il bambino rispetto a quello naturale e quindi dovrebbe essere effettuato solo in presenza di indicazioni specifiche. Un altro dato negativo è che nell'80% degli ospedali si effettuano ancora troppo pochi interventi oncologici. Anche in questo caso studi statistici hanno dimostrato che dove si fanno più interventi si muore di meno. Ancora una volta vengono rilevate delle differenze fra le regioni, anche se in questo caso in alcune regioni del sud e del centro, come Sicilia, Basilicata e Lazio, si raggiungono o si superano i valori medi nazionali.

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