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Più disoccupazione, meno figli: l’Europa al tempo della crisi

L’istituto tedesco Max Planck ha calcolato l’incidenza della crisi economica sulle nascite e scoperto che disoccupazione e recessione stanno causando una vera crisi demografica.
A cura di Davide Falcioni
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I demografi dell'Istituto tedesco Max Planck hanno condotto uno studio sull'incidenza della crisi economica sulle nascite, rivelando che in Europa siamo passati da 5,6 milioni di bambini nati nel 2008 a 5,4 nel 2011. Un calo causato proprio dalla crisi economica: poco denaro, più disoccupazione, e di conseguenza meno possibilità economiche per mantenere una famiglia. In Grecia il tasso di fertilità è passato dall’1,5 del 2010 all’1,4 del 2011. Stessa cosa per la Croazia, la Bulgaria, la Repubblica Ceca e la Spagna. E in Paesi in cui le nascite stavano aumentando, si sono all’improvviso interrotte. Proprio com’è accaduto all’Italia.

Lo studio dei tedesci ha provato come la disoccupazione causi una diminuzione delle nascite. Se il tasso di disoccupazione sale dell'1% la fertilità cala di quasi lo 0,2% per la classe di età 15-19 e dello 0,1% per i giovani da 20 a 24 anni. Nell’Europa del Sud, dove si sono verificati gli arresti più forti, il declino della fertilità è dello 0,3% per i giovani di 15-19 anni e dello 0,2% per quelli di 20-24. Il caso spagnolo risulta particolarmente significativo: nel 2008 la media di figli per donna era di 1,47. Era il periodo della grande crescita economica che, non appena si è arrestata per innescare il meccanismo che avrebbe portato alla recessione, ha immediatamente causato anche un crollo delle nascite. Dal 2009, con la disoccupazione salita prima all’8,3% e poi (nel 2009) all’11,3%, il tasso di fertilità ha iniziato a scendere fino ad arrivare all’1,36 del 2011.

Idem per l'Italia, dove nel 1995 avevamo il minimo storico di 1,19 figli per donna, per poi salire a 1,42 nel 2008. Quando la crisi economica si è mostrata nella sua durezza, il trend in crescita si è arrestato. "Ci stiamo incamminando verso un futuro con meno figli – spiega Paola Profeta, professoressa di Scienza delle Finanze all’Università Bocconi – ma quello che non si considera attentamente è che il tasso di fecondità è un fattore di crescita, anche delle imprese. Fare meno figli significa nel lungo periodo avere meno adulti che lavorano, meno crescita, meno sviluppo".

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