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“Per far cadere Prodi Berlusconi contattò anche i comunisti”

Le rivelazioni di Sandro Bondi ai pm depositate oggi nel processo sul caso della presunta compravendita di senatori per far cadere il governo Prodi.
A cura di Antonio Palma
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Per far cadere il governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi, Berlusconi contattò persino i comunisti del Pdci sondando le loro intenzioni ad un'alleanza anti Prodi. A rivelarlo l’ex coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, interrogato dai pm in qualità di testimone nell'ambito dell'inchiesta a carico del Cavaliere sulla presunta compravendita di senatori. I verbali di quegli interrogatori della Procura di Napoli, svolti nelle settimane scorse, finiranno ora agli atti del processo che inizia oggi davanti al Tribunale partenopeo. Secondo Bondi il contatto con alcuni esponenti del Pdci "era finalizzato a verificare la volontà di far mancare la fiducia politica al governo Prodi", ma che non ci fu nessuno scambio né offerta di denaro. "Non ci fu alcun momento in cui proponemmo un accordo economico, così come non ho memoria di proposte economiche rivolte ad altri esponenti della maggioranza" ha affermato Bondi davanti ai pm, confermando però l'appoggio finanziario al movimento di De Gregorio e il passaggio di soldi a Lavitola per il quotidiano l'Avanti.

Sull'accordo relativo ai finanziamenti per l'Avanti Bondi spiega: "Il presidente Berlusconi non ne aveva contezza atteso che io non gliene parlai né prima né dopo tale operazione che era un contributo per la comunicazione deciso da me". Per quanto riguarda invece direttamente il movimento politico INM, "Ritenemmo di finanziare il movimento del De Gregorio, poiché era radicato sul territorio, inoltre perché De Gregorio era molto attivo anche a livello internazionale e aveva già militato in Forza Italia" racconta l'ex coordinatore di Fi, smentendo però la compravendita di parlamentari. Al centro delle pesanti accuse di corruzione rivolte al Cavaliere e al faccendiere Lavitola però ci sono proprio quei finanziamenti a De Gregorio che secondo i pm servivano a comprare i senatori. De Gregorio ha confessato infatti di aver ricevuto attraverso Lavitola un milione di euro in maniera ufficiale e altri due milioni di euro in nero e per questo ha patteggiato già una pena ad un anno e otto mesi di reclusione.

Di Pietro in aula con la toga – Intanto in occasione del Processo si rivede in Aula Antonio di Pietro con tanto di toga. L'ex magistrato, infatti, assiste come avvocato il suo partito Italia dei valori, che si è costituita parte civile nel procedimento giudiziario. Con l'apertura dell'udienza questa mattina al tribunale di Napoli Di Pietro ha indossato anche la toga.

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