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Pensioni anticipate, l’ipotesi di uscita 2-3 anni prima per i disoccupati over 63

Il Governo studia un intervento per rendere flessibile l’uscita in pensione per particolari categorie di lavoratori anziani, ma resta l’incognita delle coperture finanziarie.
A cura di Antonio Palma
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Dopo settimane di trattative interne e discussioni tra ministri, il governo si appresta a mettere mano al sistema delle pensioni. Lo ha confermato lo stesso Ministro del lavoro Poletti Giuliano Poletti, spiegando: "Stiamo lavorando sulle riforma delle pensioni. Sappiamo che c'è un aspetto da risolvere legato a uno scalino alto che blocca il turn over introdotto dalla legge Fornero". La priorità sarebbe quella di dare una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e sulla scrivania del governo ci sono diverse soluzioni. "In questo momento stiamo valutando opzioni e punti di equilibrio assieme al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan" ha sottolineato sempre Poletti. In effetti anche se in linea di principio il governo è intenzionato a mettere mano alla riforma Fornero, il problema è che non bisogna toccare i conti pubblici. A ribadirlo ieri sera è stato anche lo stesso Premier Matteo Renzi, affermando: "Noi abbiamo bisogno di dire con chiarezza che i conti pensionistici non si toccano. Ma se esiste la possibilità, e stiamo studiando il modo, per cui in cambio di un accordo si possano consentire forme di flessibilità in uscita, se esistono le condizioni per farlo, sarebbe un gesto di buona volontà".

In poche parole si sta studiando un intervento di portata limitata rivolto ai lavoratori in situazione di più grave disagio e non all'intera platea. Come spiega il Corriere della Sera, proprio in questa ottica l'Esecutivo sembra voler dare precedenza ai dipendenti anziani, per esempio con più di 62 o 63 anni che hanno perso il lavoro e non riescono a trovarne un altro. A queste persone potrebbe essere data la possibilità di accedere a un pensionamento anticipato di 3 anni rispetto all'età di vecchiaia però con un importo inferiore del 2-3%. Sul tavolo però c'è anche una proroga dell’opzione donna che scade il 31 dicembre: in questo caso ci vorrebbero almeno 62 o 63 anni d’età (non più 57) e 35 di contributi, ma il taglio dell’assegno sarebbe inferiore al 25-30% previsto finora. Infine si studia anche l'ipotesi del prestito pensionistico o dell'assegno di solidarietà per le situazioni di maggiore disagio. In tutti i casi comunque bisogna trovare delle coperture finanziarie sulle quali il governo è al lavoro per poter indicare con precisione le risorse nella legge di Stabilità.

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